Di parere
completamente
diverso
rispetto
a
Platone
appare Aristotele,
e,
data
l'autorevolezza
del
pensatore,
siamo
autorizzati
a
riaprire
la
questione
con
la
speranza
di
arrivare
ad
una
conclusione
meno
sconfortante.
Il
filosofo,
nei
libri
IX
e
X
dell'Etica
Nicomachea
(di
cui
possiamo
leggere
qui
un
brano
in
lingua
originale),
espone
la
sua
visione
dell'amicizia
in
questi
termini:
|
1) anzitutto
l'amicizia
è
necessaria:
essa
è
una
virtù
indispensabile
all'uomo.
L'uomo
è
un πολιτικὸν ζῷον, portato per natura a vivere con gli
altri
e
a
crearsi
amici.
Nessuno
sceglierebbe
di
vivere
senza
amici,
anche
se
possedesse
tutti
gli
altri
beni.
Gli
amici
sono
necessari
nella
prosperità
come
nel
bisogno,
nella
giovinezza
come
nella
vecchiaia,
nella
vita
privata
come
nella
vita
pubblica.
L'amicizia
non
è
solo
una
generica benevolenza
reciproca,
ma
una
una
benevolenza
di
cui
si
è
consapevoli;
non
è
uno
stato
d'animo
passeggero,
ma
è
una
scelta
libera,
consapevole
e
duratura. All'uomo
felice
non
servono
amici
utili
o
piacevoli,
perché
ha
già
i
beni
che
da
questi
potrebbero
venire;
ha
invece
bisogno
di
amici
buoni
con
i
quali
condividere
i
discorsi
e
il
pensiero;
2) esistono
tre
generi
di
amicizia,
a
seconda
di
ciò
che
si
ama:
l'uomo
infatti
ama
ciò
che
è
o
buono
o
utile
o
piacevole:
da
questi
tre
oggetti
derivano
le
tre
specie
di
amicizia. L'amicizia
fondata
sul
piacere
o
sull'utilità
è
solo
momentanea:
l'amicizia
motivata
dall'utile
viene
meno
quando
viene
meno
l'utile,
l'amicizia
motivata
dal
piacere
viene
meno
quando
viene
meno
il
piacere.
Questo
genere
di
amicizie
è
quindi
molto
debole.
L'amicizia
perfetta
è quella
tra
persone
buone,
simili
nella
loro
virtù.
In
questo
genere
di
amicizia,
ognuno
dei
due
vuole
il
bene
dell'altro.
L'uomo
virtuoso
è
anche
utile
e
piacevole,
ma l'utilità
e il
piacere
non
sono
il
fondamento
dell'amicizia.
|
Busto
di
Aristotele
|
L'amicizia
fondata
sulla
virtù
è
stabile,
permanente;
essa non
può
essere
rovinata
dalle
calunnie
di
altre
persone:
difficilmente
si
presta
fede
a
chi
parla
male
dell'amico
che
da
tempo
conosciamo.
Ne
deriva
che
solo
gli
uomini
buoni
possono
essere
veramente
amici:
gli
uomini
cattivi
possono
essere
amici
solo
in
modo
limitato,
in
quanto
vivono
le
loro
relazioni
avendo
come
fine
l'utile
o
il
piacere.
L'amicizia
richiede
tempo
e
consuetudine
nella
condivisione:
il
desiderio
di
diventare
amici
può
nascere
velocemente,
ma
l'amicizia
si
forma
però
con lentezza.
Gli
amici
desiderano
la
comunione
di
vita
e
non
si
addice
loro una
vita
solitaria,
isolata.
Ma
il
vivere
insieme
è
possibile
solo
se
si
condividono
interessi
e
gusti,
e
questo,
ancora
una
volta, avviene
solo
negli
uomini
buoni;
3) il
numero
degli
amici:
moltissime
possono
essere
le
amicizie
fondate
sul
piacere
e
sull'utile,
poche
invece
quelle
fondate
sul
bene,
perché
pochi
uomini
sono
virtuosi.
L'amicizia
fondata
sul
piacere
è
tipica
dei
giovani,
l'amicizia
fondata
sull'utile
è
tipica
dei
mercanti,
l'amicizia
fondata
sul
bene
è
tipica
degli
uomini
virtuosi.
Con
poche
persone
si
può
trascorrere
la
vita
in
comune.
Come
l'amore
coniugale
è
possibile
per
una
sola
persona,
così
una
forte
amicizia
è
possibile
solo
verso
pochi.
Chi
pretende
di
essere
amico
di
tutti,
in
realtà,
non
è
amico
di
nessuno;
4) la
fine
dell'amicizia:
l'amicizia
ha
termine quando
due
amici
non
trovano
più
l'uno
nell'altro
ciò
che
cercano.
Questo
è
ovvio
nel
caso
delle
amicizie
basate
sul
piacere
e
sull'utile;
quando
però
l'amicizia
è
fondata
sulla
virtù,
la
sua
rottura
può
avvenire
solo
quando
uno
dei
due
amici
rimane
fermo
allo
stesso
livello,
mentre
l'altro
progredisce
sulla
strada
della
virtù,
oppure
quando
gli
amici
di
un
tempo
diventano
stabilmente
cattivi.
Se
però
la
loro
malvagità
può
essere
corretta,
non
bisogna
abbandonarli,
ma
sforzarsi
di
ricondurli
alla
virtù;
5) l'uomo
virtuoso
ama
se
stesso:
l'amicizia
per
il
prossimo
affonda
le
proprie
radici
nell'amore
che
si
ha
per
sé.
L'amico
viene
considerato
un
altro
se
stesso,
e
vengono
a
lui
estesi
i
sentimenti
di
amore
che
si
hanno
per
sé.
L'uomo
virtuoso
gioisce
nel
contemplare
la
virtù
dell'amico,
perché
la
sente
come
propria.
Gli
uomini
cattivi
invece
non
sono
amici
di
se
stessi,
e
quindi
non
possono
provare
amicizia
per
nessun
altro.
I
cattivi
cercano
di
trascorrere
del
tempo
con
altre
persone
solo
per
fuggire
da
se
stessi:
se
rimangono
soli
sono
tormentati
dal
ricordo
delle
loro
malefatte passate
e
di
quelle
che
commetteranno; la
persona
buona,
al
contrario,
prova
piacere
nello
stare
da
sola,
pensando
ai
propri
ricordi
e
alle
proprie
aspettative.
|