QUATTROCENTOVENTI BUFALI
"Senti
un po', Bernardo,
ma quei trecento
di
cui parli ogni
tanto..."
"Be'?" "Sono
un omaggio al
re Leonida,
vero?"
"Che
c'entra Leonida?
Sono ciò
che resta della
mia mandria
di bufali."
"Bufali?"
"E'
una lunga e
triste storia,
ma se vuoi
te la riassumo." "Ti
ascolto." "Tutto
incominciò
quando la Maga
Scirina
venne ad abitare
vicino alla
mia grotta."
"La
Maga chi?" "Scirina:
una piccola
ma potentissima
maga in grado
di trasformare
gli uomini in
suini e i suini
in bovini e
i bovini in
oche e le oche
in cammelli
e i cammelli
in elefanti
e gli elefanti
in... E fermami,
no?"
"Ok,
basta così.
Questa
storia non mi
è nuova.
Ma ti odiava, la Maga?
Ti faceva del
male?"
"Macché: tutte le mattine mi portava del brodo di zucchini, rape
e papaveri fatto con le sue mani." "Argh.
Era buono, almeno?"
"Ottimo.
Personalmente avrei preferito una roba più maschia tipo un quarto di manzo
arrosto, ma
sai com'è, lei è vegetariana; ci avrei anche aggiunto uno zinzino di
ketchup, ma lei è contraria a queste schifezze americane, e poi devo
ammettere che anche liscio era molto buono. E così me lo bevevo tutte
le sante mattine, e subito mi sentivo molto meglio."
"Meglio
come?"
"Più rilassato." "Ho capito: era un filtro magico." "Ma
quale filtro
magico,
testa di cavolo?
Era brodo, b-r-o-d-o!"
"Ok
ok, continua."
"Scirina
aveva una particolare
predilezione
per i miei quattrocentoventi
bufali."
"Quattrocentoventi?" "Sì,
all'epoca erano
quattrocentoventi.
Tutte le mattine,
dopo avere portato
il brodo a me,
andava nella
stalla e gli
dava una
carriola di
margherite fresche
per colazione;
poi metteva
in testa a ciascuno
di loro un
berretto da
puffo e
li accompagnava
personalmente
a pascolare
nel prato
dei bufali
al di là
del ruscello,
cantando all'andata
la canzoncina
dei sette nani
e al ritorno quella
dei tre porcellini." "Che
carina!" "Sì,
come no. Il
fatto è
che i bufali
più determinati
riuscivano a controllarsi,
ma quelli
più sempliciotti
mi diventavano
ogni giorno
più sdolcinati:
se ne stavano
sdraiati nei
campi a prendere
il sole, invece
di caricare
a testa bassa
i salami."
"Ma
scusa, perché avrebbero
dovuto caricare
a testa bassa
i salami?"
"Ma
che ne so! Perché
lo avevano sempre
fatto, ecco
perché!
Infatti non
sono mai
riuscito a mangiare una
fetta di salame
in santa pace."
"Capisco."
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