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La Costituzione
non pone limiti
al debito pubblico
e al deficit
pubblico e consente
allo Stato di
prevedere che
i titoli invenduti
siano acquistati
dalla banca
d’Italia. L’Unione
Europea prevede
precisi limiti
al debito pubblico
e al deficit,
impedisce alla
BCE e alle banche
centrali nazionali
di acquistare
titoli del debito
pubblico e ci
ha imposto l’introduzione
del pareggio
di bilancio
nella Costituzione.
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In generale,
l’Unione europea
abbatte i confini
degli stati
europei, anche
nei confronti
dei paesi terzi
e crea un mercato
aperto nel quale
deve vincere
la logica del
più forte.
Al contrario,
l’art. 41, terzo
comma della
Costituzione
prevede che
“La legge determina
i programmi
e i controlli
opportuni perché
l’attività
economica pubblica
e privata possa
essere indirizzata
e coordinata
a fini sociali”.
L’Unione europea
sopprime tutti
i possibili
poteri degli
stati e quindi
dei popoli di
disciplinare
l’economia,
affidando il
sistema economico
alla pura concorrenza
tra imprese
e gestori dei
grandi capitali
internazionali.
Mentre la Costituzione
sancisce che
il popolo italiano,
attraverso lo
stato italiano,
disciplini l’economia.”
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La
versione
originale
della
Costituzione
italiana,
del
1947
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Stefano
D’Andrea è
stato molto
efficace in
questo raffronto
e tocca alcuni
punti essenziali.
Nel
sistema europeo,
ad esempio, ogni
“aiuto pubblico”
è vietato
in quanto configura
“aiuto di Stato”
che distorce
l'economia.
Proprio recentemente,
il Presidente
del Consiglio
Mario Monti
ha impugnato
davanti alla
Corte Costituzionale
una legge della
regione Calabria
che sostiene
le imprese locali
“a chilometro
zero”. Il fatto
che una legge
come questa
vada a beneficio
dei cittadini
calabresi, crei
lavoro sfruttando
le opportunità
del territorio
e abbia effetti
positivi sull’ambiente
e le tradizioni
locali, non
significa nulla
nella visione
liberista e
mercatoriale
di cui sono
intrisi i burocrati
europei. Ciò
che va compreso
è che,
in
un caso del
genere, non
si tratta di
un “eccesso
di zelo” di
Mario Monti,
ma di una logica
distorta presente
negli stessi
trattati. In
effetti una
legge locale
che “sostiene”
alcune tipologie
di aziende locali,
“distorce” il
mercato, in
quanto interviene
con un “aiuto
pubblico” su
un contesto
di “libera”
concorrenza.
Il fatto che
la concorrenza
non sia poi
affatto “libera”,
dato che si
traduce in “libertà”
di essere sbranato
da colossi transnazionali,
e il fatto che
esistano altri
valori come
occupazione,
coesione sociale,
cultura, tradizione...,
non conta una
beata mazza
in questo contesto.
Facciamo
il punto.
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Abbiamo
visto per sommi
capi l’impatto
dei due Trattati
fondamentali
dell’Unione
Europea, il
Trattato di
Maastricht e
il Trattato
di Lisbona,
considerando
anche l’architettura
istituzionale
che ne è
derivata, dove
gran parte del
potere è
concentrato
nelle mani di
organi burocratici
e non eletti.
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Abbiamo
visto che con
l’adesione al
Trattato di
Maastricht i
Paesi aderenti
hanno costituito
l’eurozona,
l’euro è
diventata la
loro moneta
unitaria. Emissione
monetaria totalmente
gestita da un
organo, la B.C.E.,
non eletto da
nessuno, non
sottoposto ad
alcun controllo
ed influenza,
e capace con
le sue decisioni
di incidere
enormemente
sulla vita di
centinaia di
milioni di persone.
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Abbiamo
visto il perverso
meccanismo con
cui l’euro giunge
dalla B.C.E.
ai Paesi europei,
e come questo
rappresenti
una spirale
di indebitamento
e renda completamente
succubi delle
banche d’affari
e dei mercati
di capitali.
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Abbiamo
visto che l’euro
e il potere
della B.C.E.
non sono iceberg
improvvisamente
sorti su un
mare pulito,
ma che la corruzione
è alla
radice, nello
stesso sistema
dei Trattati.
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