Che
a
Lazzaro
Gesù
fosse
legatissimo
appare
chiaramente
da
tutta
la
vicenda
della
sua
resurrezione.
Scrive
Giovanni
(11.1-2,
5):
"Era
allora
malato
un
certo
Lazzaro
di
Betania,
il
villaggio
di
Maria
e
di
Marta
sua
sorella.
Maria
era
quella
che
aveva
cosparso
di
olio
profumato
il
Signore
e
gli
aveva
asciugato
i
piedi
con
i
suoi
capelli
[...]
Gesù
voleva
molto
bene
a
Marta,
a
sua
sorella
e
a
Lazzaro".
La
malattia
di
Lazzaro
viene
annunciata
a
Gesù
in
questi
termini:
"Signore,
ecco,
il
tuo
amico
è
malato"
(11.3).
E
ancora
(11.20,
28,
35-36):
“Marta
dunque,
come
seppe
che
veniva
Gesù,
gli
andò
incontro;
Maria
invece
stava
seduta
in
casa
[...]
Dopo
queste
cose
se
ne
andò
a
chiamare
di
nascosto
Maria,
sua
sorella,
dicendole:
"Il
maestro
è
qui
e
ti
chiama"
[...]
Gesù
scoppiò
in
pianto.
[...]
Dissero
allora
i
Giudei:
“Vedi
come
lo
amava!”.
E'
appena
il
caso
di
notare
che
mai,
per
nessun
altro,
Gesù
scoppia
in
lacrime.
Ma
chi
era
davvero
Lazzaro?
L’individuazione
della
sua
identità
è
fondamentale.
Anzitutto,
dalla
descrizione
sopra
riportata
si
ricava la
netta
impressione
che
Cristo
a
Betania
fosse
di
casa
e
che
Lazzaro
fosse
qualche
suo
parente
stretto:
difficilmente,
in
caso
contrario,
si
potrebbe
spiegare
il
già
citato
dettaglio
dettaglio
"Gesù
scoppiò
in
pianto".
Sembra
che
Gesù
stia
tornando
non
in
una
casa
qualunque,
ma
addirittura
nella
sua
casa,
forse
con
una
moglie
che
lo
aspetta
("Maria
invece
stava
in
casa",
"Il
Maestro
è
qui
e
ti
chiama").
In
secondo
luogo
facciamo
notare
che
la
traduzione
corrente
di
Giovanni
11.3
è
approssimativa
e
imprecisa;
una
conoscenza
anche
elementare
del
greco
ci
consente
infatti
di
approdare
ad
una
traduzione
ben
più
significativa.
Il
testo
greco
recita
infatti:
"Κύριε, ἴδε, ὃν φιλεῖς ἀσθενεῖ", che significa
propriamente
"Signore,
ecco,
colui
che
ami
è
malato"
(11.3).
Sarebbe naturale
a
questo
punto
concludere
che
il
"discepolo
che
Gesù
amava"
fosse
per
l'appunto
Lazzaro,
e
non
Giovanni.
In
effetti
l'amore
di
Cristo
per
lui
è
abbastanza
forte
da
indurre
il
Maestro
a
risuscitarlo
dai
morti.
Questo
lo
qualifica
come
uno
dei
discepoli
più
importanti,
e
c'è
da
domandarsi
perché
la
sua
figura
resti
invece
così
in
ombra
nei
Vangeli.
Giotto,
Resurrezione
di
Lazzaro,
1306
Ma
forse
proprio
la
predilezione
di
Gesù
lo
rende
in
un
certo
senso
"pericoloso":
egli
appare
troppo
importante
per
il
Maestro,
forse
ancor
più
importante
dello
stesso
Pietro,
il
che
potrebbe
spiegare
in
qualche
modo
gli
strani
silenzi
sul
suo
conto.
Un
personaggio
scomodo,
dunque;
doppiamente
scomodo
a
causa
della
sua
strettissima
parentela
con
la
Maddalena
(se
costei
è
da
identificare
con
Maria
di
Betania),
della
quale
era
il
fratello;
per
non
parlare
di
quella
linea
di
pensiero
che
suppone
addirittura
che
fra
Gesù
e
Lazzaro
esistesse
un
legame
di
tipo
omosessuale.
La
deduzione
appare
alquanto
avventata, ma
i
sospetti
sono purtroppo
resi
leciti
dall'occultamento
di
parti
del
Vangelo
di
Marco
operate,
a
quanto
pare,
in
modo
assolutamente
arbitrario
dal
Padre
della
Chiesa Clemente
di
Alessandria
(II-III
secolo
d.C.):
egli
infatti
sarebbe
stato
a
conoscenza
di
una
versione
"segreta"
e
riservata
del
Vangelo
di
Marco,
rigorosamente
occultata
ai
profani
perché
contenente
passi
facilmente
fraintendibili
e
"sciaguratamente"
caduta
nelle
mani
dei
lussuriosi
eretici
Carpocraziani.
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