EVA BRAUN E ADOLF HITLER

 

 

Eva Anna Paula Braun nasce a Monaco il 6 febbraio 1912 nella Isabellastraße 45, secondogenita dell’insegnante Friedrich Braun e di Franziska Kronberger. Quattro anni prima era nata Ilse, tre anni dopo nascerà Margarete, detta Gretl. La speranza del padre di avere un figlio maschio non si concretizza. Le tre figlie vengono educate secondo i principi del cattolicesimo come promesso da Friedrich, di fede evangelica, alla moglie Franziska, cattolica.

Nel 1925, anche in virtù di una eredità ricevuta, la famiglia Braun si trasferisce in un appartamento più grande ed elegante nella Hohenzollernstraße 93, all’angolo con la Tengststraße, dove hanno una cameriera e il privilegio di possedere un’automobile. Eva frequenta con buoni risultati gli studi liceali, anche se gli insegnanti la dipingono come pigra e ribelle.

Eva è una ragazza carina, bionda, occhi azzurri, si veste con eleganza, sogna una carriera nel mondo dello spettacolo come ballerina o attrice: le sue letture preferite sono le riviste di cinema e i romanzi rosa, con la classica eroina che si dedica anima e corpo all'amato.

Il suo primo lavoro è presso l’atelier fotografico di Heinrich Hoffmann, nella Schellingstraße 50, dove nel settembre 1929 viene assunta come apprendista fotografa e commessa. Hoffmann era diventato il fotografo ufficiale del partito nazionalsocialista, che dal 1925 aveva la sede nello stesso palazzo.

Nell’ottobre 1929 Eva incontra per la prima volta Hitler nel negozio e nasce poco a poco un’amicizia galante e cortese, fatta soprattutto di regali, baciamani, complimenti galanti. Così Eva descrive l’incontro: “Ero rimasta in negozio dopo la chiusura per sistemare alcune carte, ero su una scala. […] Improvvisamente entrò il capo con un signore di una certa età, con dei buffi baffetti, un impermeabile chiaro di stile inglese e in mano un gran cappello di feltro. […] Cercai di gettare loro un’occhiata senza girarmi e mi accorsi che quell’uomo mi stava guardando le gambe. […] Scesi e Hoffmann fece le presentazioni: «Signor Wolf (lo pseudonimo di Hitler), la nostra brava piccola signorina Braun»”.
 

 

Adolf Hitler ed Eva Braun

 

Inizialmente solo le sorelle sono a conoscenza della relazione mentre i genitori ne sono all'oscuro: le numerose gite nella campagna bavarese di Eva e Adolf nonché i pranzi all’Osteria Bavaria (oggi Osteria Italiana, Schellingstr. 62) vengono spacciati per lunghi straordinari presso lo studio fotografico, che nel frattempo si era trasferito in una sede più grande all’angolo tra la Theresienstraße e la Amalienstraße.

Il rapporto rimane platonico fino all’inizio del 1932, periodo in cui Eva diventa a pieno titolo la sua amante e inizia a frequentare l’appartamento di Hitler nella Prinzregentenplatz 16. La presunta amante di Hitler, la nipote Angelika Maria "Geli" Raubal (figlia della sorella Angela Hitler), si è suicidata l'anno precedente ed Eva intende prenderne il posto.

Per capire quale fosse il tipo di relazione, riportiamo le parole dello stesso Hitler: “Gli uomini molto intelligenti devono prendersi una donna primitiva e stupida. Provi a immaginare se dovessi avere una moglie che mettesse il naso nel mio lavoro! Nel tempo libero voglio avere la mia tranquillità… non posso sposarmi!”.

Nell’estate e nell’autunno del 1932 Hitler è occupato con la campagna elettorale e Eva non lo vede praticamente mai: Eva accetta tutto, è paziente, quasi annulla la sua personalità e teme di veder finire questa relazione. Il 1 novembre tenta di suicidarsi sparandosi un colpo in gola, forse per gelosia verso lo stuolo di ammiratrici di Hitler, ma si salva. Il suo gesto attira su di lei l'attenzione di Hitler, che aveva ancora in mente sua nipote Geli Raubal e la sua tragica fine.

Per Eva la politica è qualcosa di lontano, di poco interessante, anzi una nemica, in quanto le sottrae le attenzioni e la compagnia del suo Adolf. Basti pensare che lei non si è mai iscritta al partito e negli ultimi anni, esaurito l'iniziale entusiasmo, maggiormente rivolto all'arte oratoria che non ai contenuti, definisce noiosi i suoi discorsi.