I VOLTI DELL'AMORE: FREUD E LA LIBIDO

 

 

Per avere una vera e propria rivoluzione nel concetto di eros occorre attendere i primi anni del Novecento, ed in particolare il fondamentale contributo di Sigmund Freud, padre della psicoanalisi.

L'amore (eros) è considerato da Freud come la pulsione fondamentale, quella che influisce maggiormente sulla formazione della personalità. La teoria della sessualità è uno dei cardini della psicoanalisi e come tale riguarda tutta l'opera di Freud. Non è questa ovviamente la sede per affrontarla in questo senso ampio: mi limiterò ad esporre sinteticamente la teoria freudiana dell'Eros come pulsione naturale di base.
Conviene tuttavia ricordare brevemente gli aspetti principali messi in luce da Freud per quanto riguarda il nostro tema.
La psicoanalisi
, dopo essere stata ignorata a lungo dalla cultura ufficiale, si impone all'attenzione internazionale con l'opera Tre saggi sulla sessualità infantile (1905), che suscita una vasta eco per l'importanza che Freud vi dà alla sessualità nel bambino. Egli individua quattro stadi principali nello  sviluppo sessuale: lo stadio orale, quello anale, quello fallico e infine quello genitale, che rappresenta la sessualità adulta, orientata alla procreazione. Il primo stadio caratterizza i primi due anni della vita del bambino, il secondo va dai due ai quattro anni circa e il terzo prosegue fino ai sei-sette anni. L'infanzia è dunque caratterizzata da tre distinte fasi della sessualità, non orientate alla procreazione ma al conseguimento del piacere.
Lo sviluppo sessuale non sempre è lineare.
Può succedere che l'individuo si arresti a una di queste fasi o che vi regredisca. Avremo allora le perversioni sessuali, che ripropongono in età adulta, e con tutta la carica libidica dell'adulto, uno degli stadi precedenti, indirizzando la sessualità verso mete diverse dal rapporto genitale.
In generale, invece, la terza fase è caratterizzata dal complesso edipico, per il quale il bambino si sente attratto dal genitore di sesso opposto e avverte come rivale quello del suo stesso sesso, con sentimenti inconfessabili e inconsci di ucciderlo. La repressione di questi sentimenti è all'origine della nascita del Super-io, il cui compito primario è quello di controllare la sessualità indirizzandola verso forme socialmente accettabili e non aggressive.
Freud concepisce la sessualità come un bisogno che chiede di essere soddisfatto, determinando di conseguenza dei comportamenti orientati in questo senso. Egli parla perciò di “pulsione sessuale”, collegandola al concetto della “libido”

 

Sigmund Freud


Leggiamo infatti in Tre saggi sulla teoria sessuale, I (in Opere, Torino, Boringhieri, 1967-80, vol. IV, p. 451):

 

"In biologia si esprime il fatto dei bisogni sessuali nell'uomo e nell'animale ponendo una “pulsione sessuale”. In ciò si procede per analogia con la pulsione di assunzione del cibo, la fame. Al linguaggio popolare manca una designazione che nel caso della pulsione sessuale corrisponda alla parola “fame”; la scienza adopera come tale la parola “libido”. L'opinione popolare si fa idee ben precise sulla natura e le proprietà di questa pulsione sessuale. Dovrebbe mancare all'infanzia, subentrare intorno all'epoca della pubertà e in connessione con il suo processo di maturazione, esprimersi in fenomeni di attrazione irresistibile esercitata da un sesso sull'altro; la sua meta dovrebbe essere l'unione sessuale o perlomeno quelle azioni che ad essa conducono. Abbiamo ogni motivo per scorgere in queste caratterizzazioni una riproduzione assai infedele della realtà; a un esame più acuto esse si dimostrano traboccanti di errori, inesattezze, conclusioni affrettate.
Introduciamo due termini: chiamiamo la persona dalla quale parte l'attrazione sessuale, oggetto sessuale, l'azione verso la quale la pulsione spinge, meta sessuale; a questo punto l'esperienza, vagliata dalla scienza, ci indica numerose deviazioni per ciò che riguarda sia l'oggetto sia la meta sessuale, il rapporto dei quali rispetto alla presunta normalità richiede un'indagine approfondita."

 

Stabilito dunque che vale la proporzione fame : cibo = libido : sesso, ne derivano conseguenze importanti e decisamente spiacevoli. Infatti, sia a livello individuale che a livello sociale, la dinamica che si stabilisce è contraddittoria: la repressione sessuale è necessaria per garantire la pacifica convivenza con gli altri e la stessa sicurezza dell'individuo, ma proprio questa inevitabile repressione di un impulso, paragonabile alla fame quanto a naturalità e potenza, impedisce all'uomo di realizzare compiutamente la propria natura, condannandolo all'infelicità e generando nevrosi.