I VANGELI

 

 

Circa la discussa storicità dei Vangeli, e la connessa questione della loro cronologia, credo sia interessante citare un contributo di Ilaria Ramelli intitolato La storicità dei Vangeli - Due testimoni della storicità dei Vangeli, che ha il pregio di prendere in esame la testimonianza di due autori pagani, come tali al di sopra di ogni sospetto di partigianeria: Petronio e Caritone di Afrodisia. Pur senza necessariamente prendere per buone tutte le affermazioni ivi contenute, ne riporto alcuni stralci:

In occasione dell'incendio di Roma del 64 d.C. "Nerone fece ricadere la colpa [...] sui Cristiani, già invisi al popolino per i loro presunti crimini, infanticidio e incesto, derivati dal fraintendimento dell’eucaristia e dell’usanza cristiana di chiamarsi «fratelli».

I Cristiani, già numerosi a Roma, furono uccisi in modo spettacolare, destando commiserazione anche tra i pagani, secondo Tacito."

Petronio allora affiancava Nerone in veste di arbiter elegantiae e, se si accetta l'identificazione tra il cortigiano di Nerone e lo scrittore, stava scrivendo il suo romanzo, il Satyricon, in cui sembra alludere all’incendio.

 

 

Presunto ritratto di Petronio

 

Ma, ed è questo il punto, sembra alludere anche ad episodi evangelici e ai Cristiani.

Seguiamo l'argomentazione della Ramelli:

"1) L’unzione di Betania sembra parodiata ove il parvenu Trimalcione, in un contesto conviviale, prende del nardo e ne cosparge i convitati in prefigurazione del suo uso funebre sul suo corpo alla sepoltura. Similmente, Gesù ci dice che la donna che lo ha cosparso di nardo ha preparato il suo corpo alla sepoltura. I due passi sono gli unici in tutta l’antichità in cui il nardo è usato in un contesto conviviale in prefigurazione del suo uso funebre.

Inoltre, Trimalcione per una predizione è convinto di avere ancora molti anni da vivere: perché insiste sulla sua morte come imminente?" Si tratterebbe, a parere dell'autrice, di un'allusione all'ultima cena. Inoltre:

"2) Il canto del gallo che denuncia il tradimento di Pietro e annunzia il giorno della morte di Gesù sembra parodiato nella scena in cui il canto di un gallo, nel mondo classico sempre considerato segno positivo, è invece ritenuto annuncio di una sciagura mortale - unico caso in tutta la letteratura classica - e il gallo è detto index, denunciatore.

3) L’Eucaristia è parodiata ove il protagonista [Eumolpo] si finge possessore di un bene prezioso che lascerà a quanti taglieranno il suo corpo in parti e ne mangeranno al cospetto di tutti. Analogamente, i Cristiani sin dalle origini mangiavano con l’Eucaristia il corpo di Cristo frazionando il pane in parti al cospetto della comunità, per entrare in possesso dell’eredità più preziosa, la vita eterna donata da Cristo.

4) La crocifissione e la resurrezione sembrano parodiate ove [nella fabula milesia della Matrona di Efeso, N.d.R.] tre uomini sono crocifissi da un governatore di provincia e i loro cadaveri, come quello di Gesù, sono custoditi dai soldati perché nessuno li trafughi. Ma il terzo giorno uno è portato via e sostituito con un altro, al che Petronio deride i creduloni ammirati davanti all’improvvisa rianimazione di un defunto.

Le vicinanze con i Vangeli sono impressionanti. Il romanzo contiene anche una chiara parodia del Giudizio di Salomone, e il nome di Trimalcione, durante la cui cena avvengono tre degli episodi descritti, è semitico: «tre volte re», «re per eccellenza»."