GNOSI, PROCREAZIONE E MATERNITA'

 

 

D’altronde anche San Paolo in una sua lettera memorabile (Galati 5, 16) ci invoglia a “camminare secondo lo Spirito” per non essere “portati a soddisfare i desideri della carne; la carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne: queste cose si escludono a vicenda”. E, si badi, è proprio di San Paolo il brano del Vangelo che induce Sant'Agostino alla conversione (Confessiones VIII 12. 29): una conversione resa fino a quel momento impossibile proprio dalle "catene" della spinta sessuale, da lui avvertita in modo molto potente. Il brano è quello della Lettera ai Romani (13. 13) che dice: "Non nelle crapule e nelle ebbrezze, non negli amplessi e nelle impudicizie, non nelle contese e nelle invidie, ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo, e non assecondate la carne nelle sue concupiscenze". Allontanarsi radicalmente dal sesso è dunque anche per Agostino la strada della salvezza, intravista in un momento di profondissima disperazione. Ma questo è, ancora e sempre, un principio di chiara derivazione gnostica, giacché non viene fatto alcun "distinguo" fra una valutazione negativa del sesso praticato per finalità libidinose e una eventuale valutazione positiva del medesimo praticato per finalità riproduttive, che è la ben nota distinzione operata dalla Chiesa cattolica: la quale condanna e reprime il sesso, ma assolve ed esalta la riproduzione (e con essa la maternità); una contraddizione paradossale, accettabile solo come un dogma, che tuttavia non sembra essere affatto sottinteso nel pensiero di San Paolo e di Sant'Agostino.

 

 

Ary Scheffer, Sant'Agostino e santa Monica, 1846

 

La meditazione sull’opposizione insanabile tra Carne e Spirito di cui parla l’apostolo Paolo ci porta quindi alla radice vera del messaggio più profondo di Cristo, un Cristo, si badi bene, da questo punto di vista assai più gnostico di quanto non si voglia far credere alle masse.

Si tratta comunque di un problema astruso e per certi versi diabolico, poiché, “se queste cose si escludono a vicenda”, chi è allora l’artefice della carne? E’ mai possibile che coincida con l’artefice dello Spirito? Evidentemente no.

Siamo dunque in presenza di due diverse divinità?

Non c’è dubbio che questa è la conclusione più logica; e se allora la carne e lo spirito hanno due diverse fonti ed entrambe si trovano in noi quali scintille microscopiche da far crescere o spegnere a seconda della scelta che si opera, non ne viene fuori dunque che anche la sessualità, il matrimonio e la procreazione rientrano in una simile scelta dicotomica?

Concludo facendo qualche riflessione conclusiva a titolo personale sull'articolo appena esaminato.

L'evidente conseguenza di tutto ciò è che chi intende coltivare l'opera di Dio deve orientarsi a colpo sicuro verso lo Spirito, mentre chi si orienta verso la Materia non fa che perpetuare il progetto di Satana. Ne consegue che, in questa prospettiva, la maternità è non solo strumento, ma il principale strumento di Satana.

Tutto ciò, per quanto duro, è logicamente coerente ed eticamente accettabile. Ciò che invece, a mio parere, sarebbe gravissimo dedurne, è la liceità - se non addirittura l'opportunità - dell'assassinio e dello sterminio, come sembra aver fatto l'esoterismo nazista (alludo soprattutto a Himmler); con il rischio che questa volontà di sopprimere la vita venga spacciata per eutanasia.

E' questo il rischio implicito in questa visione del mondo: rischio fortunatamente scongiurato dall'interpretazione buddista del dualismo cosmico, che prevede una umanissima compassione per tutte le creature viventi, vittime e non colpevoli dello scherzo del Demiurgo; una compassione del resto non diversa da quella identificata da Schopenhauer con l'amore ed auspicata da Leopardi ne La ginestra.

A prescindere dall'opportunità o meno di procreare altri esseri, le creature che sono già al mondo sono degne comunque di rispetto e di pietà: sia che riescano a comprendere la situazione in cui si trovano e cerchino di evaderne, sia che invece non vi riescano.

E questo, naturalmente, vale anche per le madri in buona fede, che pensano che mettere al mondo dei figli sia un atto d'amore e che cercano di fare del loro meglio per accudirli e allevarli.

 

(Fonte:

http://mstatus.splinder.com/post/14561250#more-14561250)