È von
Neumann a suggerire
come deve essere
lanciata la bomba
atomica per creare
il massimo danno e
il maggior numero
possibile
di morti,
è lui che
interviene nella
costruzione della
bomba al plutonio
realizzando la cosiddetta
"lente al plutonio",
ed è ancora
lui a incentivare
la costruzione di
ordigni nucleari
sempre più
potenti. Ma si spinge
oltre, proponendo
alle autorità
militari di bombardare
preventivamente
l'Unione Sovietica
per scongiurare
il pericolo rosso.
La sua teoria dei
giochi viene pesantemente
utilizzata in questo
contesto, per studiare
e ipotizzare tutti
i possibili scenari
bellici che si potevano
sviluppare in seguito
a certe decisioni.
Il fervore con cui John
appoggia lo sviluppo
degli ordigni atomici
lo spinge a seguire
di persona alcuni
test sulle armi
nucleari nella seconda
metà degli
anni quaranta, che
raggiungeranno l'apice
con l'esplosione
della bomba H nelle
Isole Marshall nel
1952.
9
agosto 1945: il
"fungo atomico"
della bomba sganciata
su Nagasaki
Ma l'eccesso
di sicurezza gli costerà
la vita: infatti,
con ogni probabilità, saranno proprio
le radiazioni sprigionate
da questi test,
alle quali egli
si espone volontariamente, a
condannarlo a morte
da lì a poco.
Nello
stesso anno dell'esplosione
della bomba H, von
Neumann viene
nominato membro
del General Advisory
Committee della
potente AEC (Atomic
Energy Commission)
e consigliere della
CIA (Central Intelligence
Agency, l'agenzia
statunitense per
lo spionaggio all'estero).
Tre anni più
tardi diventa membro
effettivo dell'AEC.
Nel
pieno della Guerra
Fredda, a metà
degli anni Cinquanta,
si impegna al massimo
per appoggiare la
costruzione del
missile balistico
intercontinentale
(ICBM) Atlas che,
successivamente
e per fortuna, servirà
a scopi ben più
nobili della guerra;
un Atlas modificato,
infatti, porterà
John Glenn nello
spazio nel 1962.
Ma
il male incombe:
gli viene scoperto
un tumore alle ossa
che
lo costringe ben
presto sulla sedia
a rotelle; questo
non gli impedisce
di seguire di persona
le riunioni strategiche
con i militari,
mentre si dedica
a nuovi studi che
riguardano programmi
capaci di autoriprodursi
e che lui chiama
automi cellulari.
La malattia però
è inarrestabile,
e il geniale Johnny,
colui che sapeva
godere della vita,
che amava le donne
e le belle auto
(che puntualmente
sfasciava tutte
le volte) si trova
impotente di fronte
al dolore e alla
morte. La malattia
lo coglie del tutto
impreparato, e la
consapevolezza del
declino delle proprie
facoltà intellettive
è più
di quanto possa
sopportare. E alla
decadenza fisica
subentra quella
psicologica, con
crisi isteriche,
pianti irrefrenabili
e grida di terrore
durante la notte.
S.J.
Heims, un suo biografo,
scrive: "Johnny
von Neumann che
tanto profondamente
aveva saputo godere
la vita, non sapeva
come morire".
Spiato
da infermieri e
agenti, e confortato
da pochi amici che
gli saranno vicini
fino all'ultimo,
come Wigner, Johnny
von Neumann, l'alieno,
muore l'otto febbraio
del 1957.
Quello
che in assoluto
mi colpisce di più,
in questa come in
altre storie di
grandi geni del
Novecento, è
l'incredibile sproporzione
tra la grandezza
intellettuale e
la piccolezza morale,
per non dire l'infantilismo
assurdo, di cui
alcuni di essi hanno
dato prova. Per
fare un esempio
fra i tanti, il
confronto tra il
comportamento di
Socrate e quello
di von Neumann di
fronte alla morte
è veramente
impietoso, e pone
il serio problema
di cosa significhi
"essere grandi".
Nel caso specifico
di Von Neumann,
però, credo
che ci sia qualcosa
di più e
di diverso, che
ancora una volta
rimanda all'archetipo-Dorian:
una specie di patologia
psicologica tipica
di chi è
affetto da delirio
di onnipotenza,
che fa sì
che questi si
creda immortale.
Von Neumann, che
aveva progettato
e pianificato a
tavolino, con lucida
e spietata freddezza,
lo sterminio di
centinaia di migliaia di
persone, e che quindi
sapeva bene che
si deve morire,
non sapeva di
dover morire. Simile
in questo ad Alessandro
Magno, von Neumann
si riteneva padrone
delle vite altrui
e considerava la
morte un accidente
riservato agli
altri. E' incredibile
come a volte la
genialità
coesista con
la stupidità
più assoluta.
La
vicenda impressionerà
Stanley Kubrick
a tal punto
da indurlo ad ispirare -
pare - proprio a
von Neumann
la figura dello
scienziato pazzo
e guerrafondaio
protagonista del
suo film-capolavoro
Il dottor
Stranamore
del 1964. Non tutti
sono d'accordo sull'identificazione:
Merkwürdigliebe,
il suo nome tedesco,
ha fatto pensare
ad Herman Kahn
e Wernher von Braun;
alcuni critici hanno
voluto riconoscere
in lui atteggiamenti
e tic dell'altro
scienziato ungherese
fuoruscito Edward
Teller, padre della
bomba H; tuttavia
quel suo scorrazzare
con la sedia a rotelle
in compagnia dei
militari a decidere
le sorti del mondo
assomiglia innegabilmente
alla figura dell'alieno
mago dei numeri
che abbiamo imparato
a conoscere.
Le
conseguenze impreviste
del delirio di onnipotenza
sono ben visibili
nella celebre scena
che riporto in conclusione: