PROMETEO E LUCIFERO: I CADUTI

 

 

Dal mito greco all'Angelo Caduto, parallelismi e affinità tra due figure chiave della modernità.

"Prometeo maestro di ogni arte portò il fuoco che ai mortali si è rivelato un mezzo per intenti possenti.
Saggezza e conoscenza saranno la stabilità dei tempi."
(Incisione sovrastante la statua di Prometeo dinnanzi il Rockefeller Center)

Alexandre Cabanel, The Fallen Angel, 1868

A Manhattan, giunti al Rockefeller Center, si viene accolti da una imponente statua di Prometeo, il celebre titano che nella mitologia greca rubò il fuoco gelosamente custodito dagli dei dell’Olimpo per donarlo agli uomini.
Nel mito greco il fuoco rappresenta la conoscenza e l’illuminazione, è l’elemento che permette ai mortali di progredire, di migliorare la propria condizione fino ad avvicinarsi a quella degli dei, che divengono così meno distanti.
A causa del suo gesto Prometeo subirà un'atroce punizione ad opera di Zeus: verrà incatenato sul monte Caucaso, dove ogni giorno giungerà un’aquila che gli divorerà il fegato; essendo però Prometeo immortale, l’organo dilaniato si riformerà durante la notte, rendendo così la sua pena eterna, finché dopo tremila anni, un altro eroe leggendario, Ercole, riuscirà a liberarlo ed a porre termine all’atroce tortura.
Nella Grecia classica Prometeo era considerato un grande benefattore dell’umanità, in virtù del dono dall’enorme valore di cui si era fatto portatore, e per la pena che aveva dovuto affrontare quale prezzo per il suo atto; a lui erano dedicate solenni feste ed un culto devoto.
Eppure, vi è anche una lettura più profonda di questo arcaico mito, una lettura che già in epoca classica si era in gran parte persa.
Nel destino di Prometeo infatti è simbolicamente rappresentata la sorte di una umanità che si emancipa dal divino, disobbedendo alle regole celesti.