A
Manhattan, giunti al Rockefeller Center,
si viene accolti da una imponente statua di
Prometeo,
il celebre titano che nella mitologia greca rubò il fuoco gelosamente
custodito dagli dei dell’Olimpo per donarlo agli uomini. Nel mito greco
il fuoco rappresenta la conoscenza e l’illuminazione, è l’elemento che
permette ai mortali di progredire, di migliorare la propria condizione
fino ad avvicinarsi a quella degli dei, che divengono così meno
distanti. A causa del suo gesto Prometeo subirà un'atroce punizione
ad opera di Zeus: verrà incatenato sul monte Caucaso, dove ogni giorno
giungerà un’aquila che gli divorerà il fegato; essendo però Prometeo
immortale, l’organo dilaniato si riformerà durante la notte, rendendo
così la sua pena eterna, finché dopo tremila anni, un altro eroe
leggendario, Ercole, riuscirà a liberarlo ed a porre termine all’atroce
tortura. Nella Grecia classica Prometeo era considerato un grande
benefattore dell’umanità, in virtù del dono dall’enorme valore di cui
si era fatto portatore, e per la pena che aveva dovuto affrontare quale
prezzo per il suo atto; a lui erano dedicate solenni feste ed un culto
devoto. Eppure, vi è anche una lettura più profonda di questo
arcaico mito, una lettura che già in epoca classica si era in gran
parte persa. Nel destino di Prometeo infatti è simbolicamente
rappresentata la sorte di una umanità che si emancipa dal divino,
disobbedendo alle regole celesti. |