UNO, NESSUNO, CENTOMILA DORIAN

 

 

Dorian fra apparenza e realtà

 

Arte e verità, apparenza e realtà, pubblico e privato: sono temi onnipresenti nella letteratura moderna (si veda Prufrock: "preparati una faccia per incontrare le facce che incontri" e il Torvald Helmer di Ibsen, che antepone onore, dovere, rispettabilità e reputazione all'amore e all'intimità coniugali). In Dorian Gray noi osserviamo la scissione tra l'apparenza ed una realtà che viene oggettivata nel ritratto: il dipinto rivela o esterna ciò che Dorian nasconde: la sua coscienza, il suo invecchiamento, la sua corruzione morale e la sua decadenza psicologica. Il suo corpo mantiene la sua apparente innocenza e purezza: le apparenze possono essere terribilmente ingannevoli.
L'intento dell'autore è appunto quello di mettere in dubbio l'autenticità delle apparenze. All'inizio del romanzo Dorian è così intimamente legato all'ideale greco pastorale di bellezza (una innocenza edenica), che, sebbene la sua corruzione aumenti via via attraverso il racconto, smentendo la sua apparenza, nessuno appare in grado di attribuirgli una simile bassezza morale. Perfino Lord Henry, l'uomo più acuto del libro, è accecato dalla bellezza di Dorian (si veda la loro ultima scena insieme) fino al punto che egli esclude ingenuamente l'ipotesi che un uomo con un aspetto così angelico possa commettere un omicidio.

Non tutto è come sembra in superficie: può l'essenza di una persona essere colta dalla superficie?

Un'espressione di Ben Barnes che mette in risalto l'ambiguità del personaggio

Può la bellezza esteriore essere considerata specchio di quella interiore, secondo il concetto, tipicamente greco e aristocratico, del καλὸς καὶ ἀγαϑός? Un concetto portante non solo nell'etica omerica, ma caro anche a Platone (si vedano soprattutto il Simposio e il Fedro) e riproposto con forza in età rinascimentale da Marsilio Ficino e dalla cerchia neoplatonica che faceva capo alla corte medìcea, con ricadute importantissime in campo artistico (Botticelli e Poliziano sopra tutti).

Ma il problema è ancor più spinoso: l'essenza (qualunque cosa significhi) importa davvero? Uno ne ha veramente bisogno?

Wilde scherza con il tema della superficialità, ne fa l'oggetto di un gioco elegante e raffinato, talvolta perfino lo approva (attraverso le battute filosofiche di Lord Henry). L'odierna ossessione della moda, della bellezza, del peso-forma, può essere vista come un'estensione di questo tipo di sensibilità; in poche parole è preferibile sembrare buoni che essere buoni, e l'unica cosa peggiore dell'essere chiacchierati è il non essere chiacchierati. Una cultura fatta di celebrità, di idoli americani, di spot pubblicitari, di top model e dei "15 minuti di fama" di Warhol, non può che insistere ovviamente sul mantenimento perpetuo della propria immagine, anteposta alla sostanza/essenza.
Il romanzo di Wilde sfida la teoria secondo la quale il carattere di una persona possa essere dedotto da ciò che egli è esteriormente
, benché scherzi con la desiderabilità di questa idea. Il "cattivo ragazzo" Lord Henry, l'alfiere di questo credo, che si fa un vanto del suo freddo ed amabile spirito iconoclasta, è cieco di fronte alla verità del carattere di Dorian (o rifiuta di ammetterla). Egli non riesce a collegare la perfetta bellezza di Dorian con un peccato così brutto come l'assassinio.

Eppure Wilde, pochi anni dopo la pubblicazione de Il ritratto di Dorian Gray, che è del 1890, commetterà esattamente lo stesso errore di Lord Henry, innamorandosi perdutamente di Alfred Douglas detto "Bosie", un ragazzo tanto attraente quanto frivolo e amorale, da lui conosciuto nel 1893, e per causa sua cadrà nella più totale rovina, dalla quale non riuscirà mai a risollevarsi.

Quest'ossessione del bello (particolarmente del bello superficiale) e del piacere è in contrasto con il testardo puritanesimo morale prevalente nell'età vittoriana, che insisteva sul concetto che è la fibra morale ciò che veramente fa l'uomo; i peccati che uno commette si imprimono sulla tela della coscienza. Il romanzo wildiano oggettivizza per l'appunto quest'ultima idea e la trasforma in arte, rendendola immediatamente percepibile, evidente a tutti.