PIRANDELLO, LEOPARDI E L'UMORISMO

 

 

Anche il noto explicit de Il fu Mattia pascal va letto, come le premesse, in chiave ironica: Mattia affida la propria identità postuma (il manoscritto dovrà essere aperto dopo la sua morte) ad una storia che, paradossalmente, racconta di un'identità impossibile.

La biblioteca cui è affidato il manoscritto - fuor di metafora, la letteratura - è sì deserta e in abbandono, sconsacrata come la chiesetta che la ospita, ma può sempre conservare un'opera «da poter servire d'ammaestramento a qualche curioso lettore»; e dunque essa mantiene una pur sminuita forma di sacralità. Nella già citata Premessa seconda (filosofica) a mo' di scusa, il fu Mattia Pascal afferma di scrivere «in grazia di» una «distrazione provvidenziale» che consente all'uomo di vivere, nonostante gli sforzi «di distruggere le illusioni che la provvida natura ci aveva create a fin di bene».

Mattia Pascal affida dunque alla scrittura la propria identità, illudendosi per un attimo e dimenticando la moderna sconsacrazione della letteratura, in grazia di una «distrazione» che costituisce un preciso riscontro leopardiano inserito in un contesto interamente e chiaramente leopardiano, in cui appare decisivo il motivo copernicano, che prefigura la teorizzazione poetica del saggio su L'umorismo.

Infatti nel saggio sull'umorismo (cap. 5 della seconda parte) Pirandello richiama esplicitamente Il Copernico di Leopardi del 1827 (leggibile per intero qui), una delle Operette morali: nell'ottica divertita e garbatamente ironica di Leopardi, il movente che spinse Copernico a sconfessare la teoria geocentrica per imporre quella eliocentrica sarebbe semplicemente... un attacco di pigrizia del Sole!

 

 

Niccolò Copernico (1473-1543)

 

Nel dialogo, infatti, il Sole, stufo di vagabondare e fermamente deciso a non muoversi più intorno alla Terra, manda l'Ora Prima, venuta inutilmente a svegliarlo per portare il giorno, a chiamare il primo filosofo che le capiti a tiro:

 

Sole:  Dunque tu farai una cosa: tu te n'andrai là in Terra; o pure vi manderai l'una delle tue compagne, quella che tu vorrai: e se ella troverà qualcuno di quei filosofi che stia fuori di casa al fresco, speculando il cielo e le stelle; come ragionevolmente ne dovrà trovare, per la novità di questa notte così lunga; ella senza più, levatolo su di peso, se lo gitterà in sul dosso; e così torni, e me lo rechi insin qua: che io vedrò di disporlo a fare quello che occorre.

 

L'Ora Prima passa l'incarico all'Ora Ultima, la quale trova Copernico intento ad osservare la stranezza della notte che sembra non finire mai, e dopo un comico equivoco iniziale (Copernico pensa infatti che sia giunta la sua ultima ora) lo invita a seguirla presso il Sole. Questi esorta Copernico a ratificare la soluzione che gli è venuta in mente per evitare al pianeta il buio ed il gelo: d'ora in poi sarà la Terra a muoversi intorno al Sole.

Copernico, sconcertato dalla proposta, risponde che non sa come si possa fare a farla muovere, ed il Sole gli suggerisce di usare una leva, come Archimede; ma, obietta Copernico, il Sole la fa troppo semplice: in realtà questo comporterà una imponente serie di conseguenze.