PIRANDELLO, SVEVO E LE SEDUTE SPIRITICHE

 

 

Sia Pirandello sia Svevo descrivono una seduta spiritica; in entrambi i casi i loro protagonisti approfittano dell'occasione per fini sentimentali, ma gli autori lasciano emergere chiaramente la loro opinione sullo spiritismo.

Ne “Il fu Mattia Pascal” Adriano Meis (alias Mattia Pascal) riesce a baciare nell’oscurità la sua amata Adriana: “Quasi involontariamente io mi recai allora la mano di Adriana alla bocca, poi, non contento mi chinai a cercar la bocca di lei, e così il primo bacio, bacio lungo e muto, fu scambiato tra noi”.

 

 

Disegno raffigurante Luigi Pirandello

 

Il personaggio di Pirandello, nonostante si renda conto che la seduta sia stata organizzata da Papiano per loschi fini (egli infatti durante la seduta deruba Mattia di ben 12.000 lire), alla fine è colpito e turbato, pieno di dubbi: "Se, come sosteneva il Paleari, la forza misteriosa che aveva agito in quel momento, alla luce, sotto gli occhi miei, proveniva da uno spirito invisibile, evidentemente, questo spirito non era quello di Max: bastava guardar Papiano e la signorina Caporale per convincersene. Quel Max, lo avevano inventato loro. Chi dunque aveva agito? Chi aveva avventato sul tavolino quel pugno formidabile?".

L'interessamento per fatti inspiegabili alla luce della ragione e della scienza, come lo spiritismo, delinea in Pirandello la crisi del razionalismo positivista, che sottrae all'uomo ogni rassicurante certezza.

Il tono di Svevo è molto diverso: durante la seduta spiritica in casa Malfenti, che vede come medium il suo rivale in amore Guido, Zeno mantiene un atteggiamento cinico e distaccato: “io non ho alcun’avversione per i tentativi di qualunque genere di spiare il mondo di là”, pensa, e conclude: “ero anzi seccato di non avere introdotto io in casa di Giovanni quel tavolino giacché vi otteneva tale successo”.

Come per Mattia-Adriano, il suo interesse non è rivolto alla seduta spiritica, ma alla conquista dell'amata Ada; sennonché si verifica un grottesco equivoco: infatti Zeno approfitta del buio per farle la sua dichiarazione: “Io vi amo Ada! - dissi a bassa voce e avvicinando la mia faccia alla sua per farmi sentire meglio”, ma ecco la sorpresa: “La fanciulla non rispose subito. Poi con un soffio di voce, però quella di Augusta, mi disse: perché non veniste per tanto tempo?”.

 

 

Italo Svevo in una caricatura

 

Zeno manifesta per le pratiche esoteriche un assoluto scetticismo, pienamente condiviso da Svevo; egli manipola continuamente la seduta per ridicolizzare Guido, suo rivale in amore, fino alla brutale rivelazione del trucco: “Dovete scusarmi, signor Guido, mi sono permesso uno scherzo di cattivo genere. Sono stato io che ho fatto dichiarare al tavolino di essere mosso da uno spirito portante il vostro stesso nome”.

Lo scetticismo è del resto tipico di Zeno, perennemente in dubbio su tutto, ma sempre autoironico. Zeno, proprio grazie al disagio che vive, al suo sentirsi "inetto", è distaccato da tutto, "estraneo a se stesso", come dichiara il suo stesso nome, che deriva da ξένος, "straniero".

 

(Fonte:

http://www.uniurb.it/Filosofia/bibliografie/pirandellospiritismo/index.htm)