IL DIAVOLETTO DI MAXWELL E L'ENTROPIA

 

 

Ma torniamo al diavoletto.

La sfida lanciata da Maxwell era basata sul fatto che il secondo principio, a differenza del primo, ha carattere statistico.

Se si descrive un gas (o in generale un corpo macroscopico) come un insieme di particelle, si può reinterpretare lo stato di equilibrio termodinamico di un sistema chiuso come quello più probabile, e quindi quello più di frequente realizzato dalle particelle, quello al quale le particelle tendono. Nulla però vieta, in linea di principio, l'esistenza di fluttuazioni termodinamiche che possono portare il sistema in uno stato diverso da quello di equilibrio: esse sono escluse solo sulla base della loro improbabilità, non per ragioni fisiche codificate dalle leggi della meccanica. E dunque nulla vieta che il diavoletto possa agire nel rispetto di tali leggi.

Può farcela? In apparenza sì, e in modo assai semplice.

 

 

Si immaginino infatti due contenitori A e B, riempiti con un gas identico e alle stesse temperature, posti uno a fianco dell'altro, separati solamente da una piccola botola che ne permette la comunicazione.

Il piccolo diavoletto sta a guardia della botola, mantenendola chiusa e osservando le molecole nei due diversi contenitori. Quando una molecola più veloce delle altre si dirige verso la botola, il diavoletto la apre e lascia che la molecola passi dal contenitore A al contenitore B.

 

 

La velocità media delle molecole in B quindi è aumentata, mentre quella delle molecole in A è diminuita. Ora, all'aumento della velocità media delle molecole corrisponde un aumento della temperatura: la temperatura in A è infatti diminuita, mentre la temperatura in B è aumentata, e questo senza dispendio di energia: ed ecco la smentita del secondo principio della termodinamica.

Semplice, no?

Peccato che, quando dalla teoria si passa alla pratica, le cose cambino completamente aspetto.

Fin dai tempi di Maxwell sono state proposte numerose versioni del diavoletto termodinamico, la più semplice delle quali prevede di produrre una differenza di pressione consentendo a tutte le molecole, indipendentemente dalla loro velocità, di passare da B ad A, ma impedendone il passaggio nel verso opposto. Dopo un breve intervallo di tempo, la maggior parte delle molecole si sarà concentrata in A, mentre in B si produrrà un vuoto parziale. Ad un aumento di pressione corrisponde un aumento di temperatura, ed ecco che il diavoletto avrebbe ottenuto il suo scopo.

Questo diavoletto appare molto più verosimile della creatura originale di Maxwell, dato che non è necessario che sia in grado di vedere e di pensare. Non vi è motivo immediatamente evidente che impedisca di realizzarlo, ad esempio con una valvola a flusso unidirezionale per le molecole, utilizzando dispositivi inanimati, come un minuscolo battente a molla. Come il diavoletto di Maxwell, questo dispositivo a pressione potrebbe costituire una sorgente illimitata di energia per molte macchine.

Non appena si scende nel concreto, però, cercando di produrre un modello reale del diavoletto, ci si scontra con una serie di problemi che rendono evidente la natura fondamentale del secondo principio, che quindi non è violabile con trucchetti di questo genere.

Uno di questi problemi è legato al fatto che è necessario individuare le particelle (determinare ad esempio se provengono da un lato o dall'altro) tramite qualche meccanismo, che a sua volta richiede energia (ad esempio l'invio di un fotone) e che è necessario implementare una struttura decisionale che consenta al diavoletto di agire in modo diverso a seconda del verso di provenienza della molecola: il diavoletto va quindi modellizzato come un computer, che necessita a sua volta di energia per poter funzionare.

Inoltre il demone, così come è stato concepito da Maxwell, dovrebbe aprire e chiudere la botola ad istanti ben precisi; per fare ciò egli dovrebbe essere in grado di conoscere posizione e velocità di ogni atomo in ogni momento, in evidente contrasto con il principio di indeterminazione di Heisenberg, secondo il quale a livello subatomico la velocità e la posizione di una particella in movimento sono sempre del tutto indeterminate, cioè rimangono sempre indefinite: quanto maggiore è l'accuratezza nella misurazione della posizione di una particella subatomica, tanto minore è la precisione inerente alla misurazione della velocità e viceversa.

Il diavoletto di Maxwell, dunque, non sembra avere alcuna chance.

(Fonti:

http://www.cosediscienza.it/fisica/12_entropia.htm

http://it.wikipedia.org/wiki/Diavoletto_di_Maxwell)