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IPPASO DI METAPONTO E
LA SCOPERTA "PROIBITA"
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Per
Pitagora
"tutto
è
numero":
il numero
è la
chiave per
svelare
i segreti
dell'universo.
E per
Pitagora
i numeri
erano tutti
esprimibili
attraverso
semplici
e "rassicuranti"
rapporti
matematici,
frazioni
di numeri
interi. Ma
un giorno
questo universo
fatto di
solide certezze
matematiche
vacillò
fin quasi
a crollare,
sotto il
peso di
una nuova,
terribile
scoperta.
Qualcuno
(probabilmente Ippaso
di Metaponto)
si accorse,
a partire
dalla semplice
figura del
quadrato,
che il lato
e la diagonale
avevano
lunghezze
che non
erano esprimibili
attraverso
un rapporto
di due numeri
interi.
Erano dunque
incommensurabili. Fu un vero
e proprio
terremoto:
si aprivano
nell'universo
dei numeri
"buchi
neri"
impensabili:
i numeri
irrazionali,
la cui espansione in
qualunque base (decimale, binaria, ecc.) non termina mai e non forma una
sequenza periodica.
Come
prima conseguenza della scoperta, i Pitagorici furono costretti ad ammettere che il
punto non
ha dimensioni, contrariamente a quanto avevano
sempre creduto
e affermato:
essi infatti
ritenevano
che i
punti avessero una dimensione, fossero molto piccoli e tutti uguali,
ma non nulli. Ora invece risultava evidente che un segmento
e in generale una figura geometrica sono costituiti da infiniti punti
di dimensione nulla. Infatti, nel caso in cui un segmento fosse costituito da un numero
finito di punti, ne risulterebbe, ad esempio, che il lato del quadrato
conterrebbe un numero intero di punti, e corrisponderebbe quindi ad x
volte la dimensione di un punto. La diagonale, a sua volta, sarebbe
y volte la dimensione del punto.
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Pitagora
di Samo
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Il lato e la diagonale avrebbero quindi
un sottomultiplo comune, il punto, e non sarebbero perciò incommensurabili,
come invece era risultato evidente. E' proprio la loro incommensurabilità
a richiedere che un segmento sia costituito da un numero infinito di
punti. La figura qua sotto aiuta a capire perché.
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Costruiamo
un
quadrato di lato unitario. Sappiamo che il rapporto fra
la diagonale
a e
il lato
b è
pari a .
In questo
specifico
caso si
ha che a:b
= ,
quindi a:1
= ,
quindi =
a:1, quindi
la diagonale
misura . 1
rappresenta la lunghezza del lato ed
è anche, sulla retta numerica, la distanza dall'origine. La diagonale
è lunga , ma è anche,
proiettata
sulla retta
numerica, la distanza dall'origine, un numero
che per i pitagorici non aveva diritto di esistere, con infinite
cifre dopo
la virgola. |
Per loro, sulla retta numerica c'erano soltanto numeri
interi e frazioni, a ciascuno dei quali corrispondeva un punto.
In questo
modo, invece,
si doveva
ammettere
che il segmento
della retta
compreso
tra 1 e
2 fosse
costituito
da infiniti
punti. |
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