L'ERUZIONE DEL VESUVIO DEL 79 D.C.

 

 

Fa mettere in mare delle quadriremi e anch'egli vi sale per portare aiuto non solo a Rettina, ma ai numerosi abitanti di quella costa ridente. Si dirige in tutta fretta proprio là donde gli altri fuggono e punta la rotta e il timone direttamente nel cuore del pericolo, tanto immune alla paura da dettare e fissare sulla carta tutte le successive configurazioni del cataclisma, così come si presentavano ai suoi occhi.
Ormai, quanto più si avvicinavano, sulle navi cadeva una cenere sempre più calda e più spessa, mista a pomici e a pietre nere bruciate e spaccate dal fuoco; per di più si era formato all'improvviso un bassofondo e i materiali precipitati dalla montagna avevano ostruito il litorale. Dopo un attimo di esitazione sull'eventualità di fare ritorno, disse al pilota che proprio a questo lo esortava: "La fortuna aiuta i forti, dirigiti alla dimora di Pomponiano". Pomponiano si trovava a Stabia, dall'altra parte del golfo (infatti il mare penetra nella dolce insenatura formata dalle rive disposte ad arco) e alla vista del pericolo che era ancor lontano, ma imminente in tutta la sua grave evidenza, perché la nube cresceva progressivamente nell'avvicinarsi, aveva caricato sulle navi tutte le sue masserizie, pronto a prendere il largo non appena fosse caduto il vento contrario.
 

Uno spettacolare dipinto di Johan Claussen Dahl
intitolato Eruzione del Vesuvio (1823) 

Mio zio, invece, approda col vento a favore, lo abbraccia, lo conforta e lo rassicura nella sua trepidazione e, per dissipare i timori di quello con l'esempio della propria serenità, si fa portare nel bagno, dopo di che si mette a tavola e cena in allegria o, cosa che fa supporre la stessa forza d'animo, simulando di essere allegro.
Intanto in più punti del Vesuvio si vedevano brillare ampie strisce di fuoco e altre vampate di cui le tenebre della notte contribuivano a far risaltare il bagliore. Egli, per calmare lo sgomento dei suoi ospiti, andava dicendo che si trattava di fuochi lasciati accesi dai contadini nell'affanno della fuga e di case abbandonate alle fiamme nella campagna. Poi andò a riposare e dormì di un sonno realmente profondo, perché passando davanti alla sua porta riuscivano a percepirne il respiro, che la sua corpulenza rendeva pesante e rumoroso.