Pare
incredibile,
ma una scoperta
così
importante come
quella dei "numeri
di Fibonacci"
ebbe origine
da un problema
pratico piuttosto
banale: lo
scopo iniziale di Fibonacci era infatti
semplicemente
quello di scoprire una legge
che calcolasse l'incremento
di una colonia di conigli partendo
dal presupposto che la prima
coppia diventi fertile al compimento
del primo mese e generi un'altra
coppia al compimento del secondo,
e che tutte le nuove coppie
si comportino allo stesso modo. Perciò
dopo un mese avremo una coppia
di conigli fertile, dopo due
mesi due coppie di cui una fertile,
dopo tre mesi tre coppie di
cui due fertili, il mese seguente
cinque coppie di cui quattro
fertili e così via.
Egli
ottenne così
la celebre sequenza
1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21,
34, 55, 89, 144, 233……: una serie di numeri nella quale ogni
numero è
la somma dei due numeri precedenti.
Nel 1509
fu pubblicato a Venezia
il De divina proportione
del
matematico toscano
Luca Pacioli, con
illustrazioni
di Leonardo
da Vinci,
che attingeva
abbondantemente
alle opere di
Fibonacci e
si occupava
dettagliatamente
della "sezione
aurea"
(o rapporto
aureo) e di
φ,
ma a quanto
pare non coglieva
il rapporto
tra la "serie
di Fibonacci"
e il rapporto
aureo.
Com'è
noto, il
rapporto aureo
o sezione aurea
indica il rapporto fra due lunghezze disuguali, delle quali la maggiore è
medio proporzionale tra la minore e la somma delle due. Lo stesso rapporto esiste anche tra la lunghezza minore e la loro differenza.
Tale
rapporto fu
scoperto, a
quanto pare,
da Pitagora
o da qualcuno
dei suoi discepoli,
grazie allo
studio delle
proprietà
del pentagono
regolare. Esso è esprimibile per mezzo della formula:
Il valore così definito
(1,618033...), che esprime la sezione aurea, è un numero irrazionale (cioè non rappresentabile come frazione di numeri interi).
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