Per
evitare
di
parlare anch'io
a
vanvera,
prenderò
come
punto
di
partenza
della mia
ricerca un
testo
filosofico
che
tenti
di
dare
una
definizione
dell'amicizia. E'
Platone
ad
insistere
più
di
ogni
altro
sulla
necessità
di
definire
preliminarmente
l'argomento
della
discussione:
basti
pensare
al
Simposio,
in
cui,
dopo
ben
cinque
dotti interlocutori
che,
tutti,
hanno
esposto
con
argomenti
convincenti
la
loro
opinione
sull'amore,
Socrate,
quando
arriva
il
suo
turno,
esordisce
proprio
dicendo
con
pungente ironia
che
non
solo
gli
è
difficile
prendere
la
parola
per
ultimo,
dopo
tanti
bei
discorsi,
ma
che
ci
dev'essere
un
equivoco:
egli
infatti credeva
che
il
compito
di
ogni
parlante
fosse
quello
di
dire
la
verità
sull'amore,
e
non
quello
di
fare
esercizio
di
stile.
Invece
dev'essere
così,
visto
che
egli
finora
ha
sentito
attribuire
all'amore anche
qualità
spudoratamente
false.
Se
perciò
lo
scopo
dei
discorsi
è
stupire,
egli
non
intende
partecipare
alla
discussione:
se
invece
i
presenti
si
accontentano
di
un
discorso
alla
buona,
teso
però
a
ricercare
la
verità,
allora
è
disposto
a
parlare.
Dopodiché,
siccome i
commensali
si
dicono
disposti
ad
ascoltarlo
a
queste
condizioni,
esordisce
con
qualche
precisazione
concettuale,
rivolgendo
una
serie
di
domande
ad
Agatone,
l'ultimo
interlocutore,
e
subito
dimostra
l'inconsistenza
e
la
contraddittorietà
della
tesi
da
lui
appena
esposta
(e
applaudita
da
tutti).
Poi
passa
ad
esporre
la
sua
tesi,
affermando anzitutto
che
è indispensabile
dare
una
definizione
dell'amore
e
poi
riportando
ai
presenti
il
discorso
sull'amore
udito
molto
tempo
prima
dalla
"straniera
di
Mantinea",
Diòtima.
Johann
Friedrich
Greuter
1590-1662, Socrate
e
i
suoi
discepoli
(copia
da
Romanelli)
Sembrerebbe
ovvio,
a
questo
punto,
prendere
come
punto
di
partenza
il dialogo
di
Platone
che ha
come
argomento
proprio l'amicizia,
il
Liside
(leggibile
per
intero
qui),
strettamente
collegato
con
il
Simposio e
con
il
Carmide,
sulla
cui
paternità
ormai
non
sussistono
più
dubbi.
Tuttavia
un'analisi
di
questo
testo
è
destinata
a
darci
subito
una
spiacevole sorpresa:
mentre
dell'amore
viene
data,
sia
nel
Simposio
che
nel
Fedro,
una
definizione
ben
precisa,
il
Liside
è
aporetico,
ovvero
non
arriva
a
nessuna
conclusione,
quasi
che
Platone
si
trovasse
in
difficoltà
a
definire
chiaramente
l'ambito e
le
prerogative
di
questo
sentimento
umano.
O
forse
-
ed
è
peggio
-
lo
ritenesse
inesistente.
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