L’etica della solidarietà è il tema centrale della Ginestra,
concepito come un messaggio indirizzato sia ai contemporanei sia ai
posteri;
si vedano i versi 111-157:
Nobil natura è quella
Che a sollevar s’ardisce
Gli occhi mortali incontra
Al comun fato, e che con franca lingua,
Nulla al ver detraendo,
Confessa il mal che ci fu dato in sorte,
E il basso stato e frale;
Quella che grande e forte
Mostra sé nel soffrir, né gli odii e l’ire
Fraterne, ancor più gravi
D’ogni altro danno, accresce
Alle miserie sue, l’uomo incolpando
Del suo dolor, ma dà la colpa a quella
Che veramente è rea, che de’ mortali
Madre è di parto e di voler matrigna.
Costei chiama inimica; e incontro a questa
Congiunta esser pensando,
Siccome è il vero, ed ordinata in pria
L’umana compagnia,
Tutti fra sé confederati estima
Gli uomini, e tutti abbraccia
Con vero amor, porgendo
Valida e pronta ed aspettando aita
Negli alterni perigli e nelle angosce
Della guerra comune. Ed alle offese
Dell’uomo armar la destra, e laccio porre
Al vicino ed inciampo,
Stolto crede così qual fora in campo
Cinto d’oste contraria, in sul più vivo
Incalzar degli assalti,
Gl’inimici obbliando, acerbe gare
Imprender con gli amici,
E sparger fuga e fulminar col brando
Infra i propri guerrieri.
Così fatti pensieri
Quando fien, come fur, palesi al volgo,
E quell’orror che primo
Contra l’empia natura
Strinse i mortali in social catena,
Fia ricondotto in parte
Da verace saper, l’onesto e il retto
Conversar cittadino,
E giustizia e pietade, altra radice
Avranno allor che non superbe fole,
Ove fondata probità del volgo
Così star suole in piede
Quale star può quel ch’ha in error la sede.
Si impone una grande alleanza fra tutti gli uomini, una social catena che coalizzi i mortali contro l’empia Natura,
da
tempo
non
più
madre
ma
matrigna
nella
concezione
leopardiana, e abbia il coraggio della verità, rifiutando l’idea di una Provvidenza e le superbe fole del secol superbo e sciocco.
Il messaggio finale di Leopardi è frutto di un razionalismo irriducibile. Progressismo e pessimismo convivono
in quest’ultima fase del suo pensiero, caratterizzata dalla speranza
che la riconquista del giusto sapere sia il fondamento di una società
nuova, costruita con le sole forze umane. In questa prospettiva è
assolutamente
fondamentale
l'amicizia,
concepita
in
modo
aristotelico,
come
un
istinto
primario
che
spinge
l'uomo
ad
allearsi
con
gli
altri
uomini
non
tanto
e
non
principalmente
per
un
rapporto
di
reciproca
utilità,
quanto
proprio
per
un
senso
di
"orrore"
nei
confronti
della
Natura
di
cui
tutti
gli
esseri
viventi
sono
vittime,
per
ricavarne
reciproco
conforto
e
vincere
così
in
qualche
modo
la
devastante
solitudine
che
ci
attanaglia.
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