Nel 1819 Francisco
Goya, dopo la
gravissima malattia
che lo rese sordo
e gli causò incubi
notturni terribili,
si ritirò
nella casa chiamata "Quinta
del Sordo",
fuori Madrid. Qui, come afferma
il poeta e critico
francese Yves Bonnefoy
nel suo
libro Goya, le pitture nere (Donzelli editore, 2006), "l’orrore
prende forma su
tutti i muri”, esprimendo
una sempre più
acuta percezione
dell’insensatezza
dell'esistenza:
Goya infatti ricoprì
con 14 dipinti
mostruosi (le cosiddette
"Pitture nere")
tutte le pareti
della casa, che
infine, nel 1823,
donò al
nipote. I terrificanti
affreschi vennero
in seguito (1881)
staccati dalle pareti
e messi al sicuro
nel Museo del Prado
di Madrid; essi
sono oggi considerati uno
degli esempi più
alti di arte pittorica
visionaria.
Costretto infine
ad espatriare nel
1824, Goya si recò
a Parigi e poi a
Bordeaux, ove morì
il 16 aprile 1828. La
sua ultima opera
è la splendida
Lattaia di Bordeaux
del 1827, che sembra
aprire le porte
ad una nuova maniera
pittorica, vicina
all'Impressionismo,
che purtroppo l'artista
non ebbe modo di
coltivare. Il colore
steso direttamente
sulla tela e la
straordinaria freschezza
compositiva preludono
ad un Renoir.
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Del
resto
a tutti gli effetti
l'artista si può
considerare un
grande precursore:
la
sua pittura drammatica, intrisa
del malessere sociale
di un'epoca, influenzerà
enormemente gli
artisti successivi,
da Delacroix a Daumier
a Manet.
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