Nell'ambito
della
teoria
dei
giochi
si dice
equilibrio di
Nash
una situazione nella
quale nessun agente
razionale ha interesse
a cambiare strategia;
esso
è il frutto
della scelta, da
parte di tutti i
giocatori, della
propria strategia
dominante: l'equilibrio
di Nash rappresenta
quindi la situazione
nella quale il gruppo
si viene a trovare
se ogni componente
del gruppo fa ciò
che è meglio
per sé, cioè
mira a massimizzare
il proprio profitto
a prescindere dalle
scelte degli avversari.
Tuttavia, non è
detto che l'equilibrio
di Nash sia la soluzione
migliore per tutti.
Infatti, se è
vero che in un equilibrio
di Nash il singolo
giocatore non può
aumentare il proprio
guadagno modificando
solo la propria
strategia, non è
affatto detto che
un gruppo di giocatori,
o, al limite, tutti,
non possano aumentare
il proprio guadagno
allontanandosi congiuntamente
dall'equilibrio.
È noto infatti
che l'equilibrio
di Nash può
non essere un ottimo
di Pareto, concetto
che prende il nome
dall'economista
italiano Vilfredo Pareto
(1848-1923) e che
si realizza quando l'allocazione delle risorse è tale che non è possibile apportare miglioramenti
al sistema, cioè non si può migliorare la condizione di un soggetto senza peggiorare la condizione di un altro.
Analogamente,
il risultato migliore
per tutti può
non essere un equilibrio.
Vilfredo
Pareto
Raggiungere
una situazione nella
quale tutti ottengono
il miglior risultato
possibile se esso
non è un
equilibrio
è un obiettivo
conseguibile,
ma solo a condizione
che si instauri
una cooperazione
tra i giocatori,
vale a dire che
tutti agiscano non
col fine di ottenere
il miglior risultato
per sé, ma
di ottenere il miglior
risultato per il
gruppo, e quindi,
indirettamente,
ottenendo un risultato
migliore anche per
sé. In
altre parole, deve
trattarsi necessariamente
di un gioco cooperativo.
Poiché
tuttavia spesso
la razionalità
collettiva contrasta
con quella individuale,
è nella maggior
parte dei casi necessario
un accordo vincolante
tra i giocatori
(e quindi una istituzione
che vigili su tale
accordo) ed una
sanzione nei confronti
di chi non lo rispetta,
riducendo quindi
il profitto del
singolo.
Il
dilemma del prigioniero
fornisce un valido
spunto per confrontare
i due concetti di
equilibrio di Nash
e ottimo di Pareto,
e per comprenderne
la
differenza.
Il
dilemma consiste
in questo:
due
prigionieri ("giocatori")
sono reclusi in
due celle non comunicanti;
le possibili scelte
per entrambi
("regole del
gioco") sono parlare,
accusando
l'altro, o non parlare.
Ai due viene
detto che:
- se solo uno dei due confessa, chi ha confessato evita la pena; l'altro viene però condannato a 7 anni di carcere;
- se entrambi confessano, vengono entrambi condannati a 6 anni;
- se nessuno dei due confessa, entrambi vengono condannati a 1 anno.
Questi
risultati rappresentano
il loro pay-off
("guadagno").
Se
entrambi conoscono
queste regole e
non possono prendere accordi,
la scelta che corrisponde
all'equilibrio di
Nash è di
parlare, per entrambi,
infischiandosene
della
solidarietà
reciproca
e
dell'eventuale
amicizia.
Tuttavia
è
evidente
che
ciascuno
dei
due
poteva
effettuare
una
scelta
migliore,
più
conveniente
per
sé
e
per
l'altro.
Da questo esempio
si vede che la teoria
di Nash non
è sempre
la soluzione migliore
(o talvolta non
è sufficientemente
realistica).
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