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DA
EPICURO ALLA MAFIA?
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Scrive
Francesco
Adorno:
"mentre
con
gli
stoici
nasce
il
giusnaturalismo,
con
Epicuro
nasce
il
diritto
come
possibilità
storica.
Per
gli
stoici
il
diritto
è
diritto
naturale
poiché
la
struttura
del
tutto
è
una
struttura
legale,
e
quindi,
quanto
più
ci
si
adegua
all'ordine
del
tutto,
tanto
più
ci
si
adegua
alla
legge
del
tutto,
che
è
legge
di
natura:
da
qui
il
giusnaturalismo.
Cesare
fu
detto
epicureo
non
perché
si
dedicasse
ai
bagordi,
ma
perché
era
legato
alla
posizione
dei
Pisoni
e
di
Filodemo
di
Gadara,
in
base
alla
quale
era
l'uomo
che,
di
volta
in
volta,
costruiva
le
sue
leggi.
[...]
Cicerone,
nelle
Tuscolane,
non
solo
contesta
gli
epicurei
in
quanto
filosofi,
ma
li
condanna
da
un
punto
di
vista
politico,
ritenendoli
capaci
di
corrompere
l'ordine
sociale.
Ne
propone
la
condanna
con
un
decreto
in
quanto
rappresentano
una
minaccia,
poiché
per
loro
l'ordine
non
è
l'ordine
costituito,
ma
è
l'ordine
che
fa
l'uomo.
[...]
Nel
corso
della
storia,
dunque,
Epicureismo
e
Stoicismo
rappresentano
delle
problematiche
politiche:
l'ordine
costituito
contro
l'ordine
fatto
dagli
uomini;
il
mondo
della
libertà
contro
il
mondo
della
chiusura
nella
urbs
romana,
che
diventa
orbe,
il
mondo
nella
sua
totalità;
il
cosmopolitismo
contro
il
giusnaturalismo."
|
In
effetti
Epicuro
è
il
filosofo
che
più
di
ogni
altro
esalta
la
libertà
individuale
e
cerca
di
far
evadere l'umanità
dalle
pastoie
e
dalle
sovrastrutture
del
νόμος:
nell'epicureismo
Lucrezio
vede
soprattutto
una
esaltante
possibilità
di
liberazione
dal
controllo
opprimente
esercitato
dallo
Stato
per
mezzo
della
religione,
"oppio
dei
popoli".
Ma
questo
"mondo
della
libertà"
vagheggiato
da
Epicuro
su
cosa
si
regge,
per non
precipitare
nel
caos
più
totale?
In
altre
parole,
su
cosa
dovrebbero
basarsi
i
rapporti
sociali per
Epicuro,
in
alternativa
al
rispetto
delle
leggi?
La
risposta
è
tanto
ovvia quanto
foriera
di
conseguenze
inquietanti:
sull'amicizia.
Epicuro vede nell'amicizia un mezzo di
comunicazione, ne fa una vera e propria ideologia che, come abbiamo visto, pur essendo nata dall'utilità, finisce
per identificarsi col piacere e diventare il fine ultimo della vita.
Ma
può
una
comunità
reggersi
sul
semplice
rapporto
di
amicizia
tra
i
suoi
membri?
"Ogni mattina l’amicizia fa il
giro della terra per ridestare gli uomini, affinché si possano
felicitare a vicenda", scrive il filosofo; e noi abbiamo l'impressione
di
avere
a
che
fare
con
un'utopia
simile
a
quelle
post-sessantottine,
quando
i
"figli
dei
fiori",
gli
hippies
e
gli
Hare
Krishna predicavano
il
credo
"fate
l'amore,
non
la
guerra",
John
Lennon
e
Yoko
Ono
si
facevano
fotografare
a
letto,
i
gruppi
rock cantavano
"Let
the
sunshine
in",
le
femministe
manifestavano e
le
organizzazioni
di
tipo
anarchico
nascevano
come
funghi
un
po'
dappertutto. Le
conseguenze
di
tutta
questa
"rivoluzione" ben
si
vedono
oggi: il
più
assoluto
nulla
di
fatto;
ed
oltre
al
danno,
anche
la
beffa
di
sentire
le
donne
politiche
di
destra
sostenere
che
la
prostituzione
è
la
piena
realizzazione
della
libertà
sessuale
per
cui
le
femministe
hanno
combattuto
(come
se
la
prostituzione
non
fosse
vecchia
come
il
mondo e
non
costituisse
una
forma
di
asservimento
al
maschio,
cioè
l'esatto
contrario
di
ciò
per
cui
le
femministe
hanno
combattuto).
|
John
Lennon
e
Yoko
Ono
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Le
utopie,
quando
sono
basate sul
sogno,
cioè
sul
nulla,
falliscono
miseramente
e
lasciano
dietro
di
sé
il
vuoto:
che
sia
questo
il
caso
della
"società
basata
sull'amicizia"
vagheggiata
da
Epicuro?
La
risposta
è
"no":
la
tesi epicurea non è affatto utopica.
Vediamone
però
le
concrete
realizzazioni
storiche,
e
avremo
qualche
sorpresa.
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