Che cos'era
il Santo
Graal? Qual
era il suo potere?
E - ammesso
che sia mai
esistito - dove
si trova adesso? Svariate
sono
le ipotesi
in proposito,
e nessuna
davvero convincente:
nessuna
infatti
rende ragione
del mistero
che circonda
questo oggetto,
né
della sua
natura,
né,
soprattutto,
della enorme
potenza
ad
esso attribuita. A
fronte dell'immensa
importanza
che esso
riveste
in tanta
parte della
cultura
occidentale,
abbiamo
il vuoto
assoluto
delle
testimonianze,
che sembrano
più spesso
depistare il
ricercatore
che
condurlo sulla
giusta traccia. Tentiamo
di far luce
sull'argomento
partendo
dall'etimologia. Il termine Graal deriva,
pare, dal latino Gradalis o dal greco κρατήρ,
con cui si designa
una tazza, un vaso, un calice, un catino (secondo alcuni questa è pure
l'etimologia
dell'odierno
"grolla"). Questi oggetti, nella mitologia
(ed anche
nella simbologia
freudiana),
rappresentano
il grembo fecondo della Grande Madre, la Terra, e portano vita e
abbondanza. La coppa della vita dei Celti è il "Calderone di Dagda",
portato nel mondo materiale dai Tuatha De Danaan, rappresentanti
ultraterreni del "piccolo popolo" (il magico popolo degli abitatori dei
boschi, fate, streghe, gnomi e folletti). Molti eroi celtici hanno avuto a
che fare con magici calderoni. La tradizione cristiana annovera almeno due sacri
contenitori: il Calice dell'Eucarestia e - sorprendentemente - la Vergine Maria.
Nella "Litania di Loreto", antica preghiera dedicata a Maria, essa è descritta come
Vas spirituale, vas
honorabile, vas insigne devotionis, ovvero "vaso spirituale, vaso
dell'onore, vaso unico di devozione": nel grembo (vaso) della Madonna,
infatti, la divinità era divenuta manifesta.
Dante
Gabriel Rossetti,
"Il Santo
Graal",
data ignota
Il primo a nominare
il Graal è Chrétien de Troyes nella sua opera "Perceval
le Gallois ou le Compte du Graal" del 1190: ma nel poema non si allude mai ad un suo legame con Gesù
e non
si sa neppure
che forma
abbia: Chrétien,
descrivendo
il banchetto
nel castello
del "Re
Pescatore",
dice semplicemente
che «un
graal antre
ses deus mains
/ une dameisele
tenoit»
(un graal tra
le sue due mani
/ una damigella
teneva) e descrive
le pietre preziose
incastonate
nell'oggetto,
che è d'oro
e illumina tutta
la stanza. Che
cos'è?
Si intuisce che è un contenitore perché "il giovane non domanda a
chi lo si serva" e poco dopo "Ma non sa a chi lo si serva". Il Graal
viene portato in processione e viene preceduto da altri oggetti
simbolici, tra cui la Lancia Sanguinante. Già in questo primo racconto
si fa accenno al sangue, ma non si dice che sia quello di Cristo. Il Graal
viene citato
di nuovo in
una delle scene
finali, quella
in cui un eremita
rivela a Perceval
che il Graal
porta al padre
del Re Pescatore
un'ostia, suo
unico nutrimento (ma
secondo alcuni questa
scena è spuria).
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