TIPI
DI DEBITO DELLO
STATO
Il
Capitano ha capito
una cosa fondamentale:
il
denaro è
suo e di nessun
altro; è
lui lo Stato, è
lui che decide quanto
stamparne, quanto
spenderne per gli
isolani e quanto
ritirarne con le
tasse.
Nel
capitolo precedente
abbiamo visto come
il "pareggio
di bilancio"
sia una misura rovinosa
per l'economia dei
cittadini e sia
destinato a privarli
in maniera tragica
di ogni prospettiva
di benessere presente
e futura.
La
domanda allora è:
ma se il pareggio
è una cosa
così negativa,
per
quale motivo il
governo si ostina
a volerlo?
Perché non
spende a deficit
per il benessere
dei cittadini?
La
risposta è
semplice: perché
non
abbiamo più
la SOVRANITA' MONETARIA,
cioè non
siamo più
emissori
di moneta (la
lira), ma soltanto
utilizzatori
(l'euro è
emesso dalla Banca
Centrale Europea,
BCE).
Questo
fa sì che
il nostro debito
pubblico, conseguenza
della spesa a deficit, sia
veramente
un debito. Vediamo
di capire come e
perché.
Anzitutto
vediamo quali sono
i principali
debiti dello Stato:
Il
deficit è
la differenza fra
la spesa dello Stato
e i suoi incassi:
se alla fine dell’anno
esso ha incassato
meno di quanto abbia
speso, allora si
dice che c’è
un deficit.
Il
cumulo dei deficit
dei trascorsi 70
o 100 anni, a seconda
dei Paesi, forma
il debito pubblico.
Il debito
estero è il debito collettivo (pubblico e privato) contratto da una nazione
verso i creditori stranieri.
Concentriamoci
ora sullo spauracchio
più terribile
che ci viene agitato
quotidianamente
davanti: il debito
pubblico.
Il
"debito pubblico"
è un problema
o no?
La
risposta dipende
dalla natura di
questo debito: che,
se è denominato
in valuta sovrana,
non solo non è
un problema, ma
rappresenta la ricchezza
dei cittadini.
Questa affermazione,
sebbene a prima
vista sembri assurda,
non è affatto
un paradosso: che
si tratti della pura
verità è
dimostrato dal fatto
che la condivisero due
personaggi di estrazione
politico-economica
ben diversa, e perciò
al di sopra di ogni
sospetto di partigianeria: il
grande banchiere John
Pierpont Morgan
e il filosofo Karl Marx. Il
primo ebbe ad affermare
che "il debito
pubblico è
oro, perché
genera reddito", mentre
Marx scrisse: "Il
debito pubblico
è l'unica
parte della ricchezza
nazionale che entra
nelle tasche dei
cittadini dei paesi
moderni." Sulla
stessa linea il
grande economista
Michał Kalecki:
"In un certo
senso il deficit
pubblico può
essere considerato
un surplus artificiale."
Anche William
Vickrey, premio
Nobel per l'economia
nel 1996, ha affermato:
"Il debito
pubblico non è
un pericolo per
l'economia, ma è
la sua necessità."
Del resto, come fa osservare il prof. Alain Parguez,
nel 1915 i 3/5 degli attivi delle banche francesi e
tedesche erano costituiti dal debito pubblico: ciò significò in Francia e in
Germania la nascita dello Stato sociale e la costruzione di grandi opere
pubbliche (ferrovie, strade eccetera), lo sviluppo dell'istruzione pubblica, in
sintesi la socializzazione della società. Il Canale di Suez e quello di
Panama furono creati col debito pubblico, e nessuno se ne preoccupava.
Tutti
pazzi? Evidentemente
no. Se
mai dovremmo chiederci
perché la
propaganda odierna
ci fa credere il
contrario.
Il
giornalista e saggista
Paolo
Barnard analizza
lo stato della questione nel suo fondamentale
saggio
Il Più
Grande Crimine
(leggibile
per intero e scaricabile
qui),
di cui sintetizziamo
di seguito i
capitoli 8 e
9.
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