RISERVA
FRAZIONARIA E MOLTIPLICATORE MONETARIO: COSA SONO
E COME FUNZIONANO
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Uno
degli elementi basilari della teoria macroeconomica
mainstream, che entra nelle menti degli
studenti sin dai primi momenti di studio (spesso a loro
eterno svantaggio) è il concetto di moltiplicatore
monetario. È un concetto altamente dannoso,
perché resta per sempre impresso nella memoria
degli studenti, e descrive in maniera molto inesatta il
modo in cui le banche operano in un’economia monetaria
moderna, caratterizzata da una moneta fiat e da un regime
di cambi flessibili. Vediamo perché.
Anzitutto
un po' di terminologia di base:
MB
= base monetaria (la somma delle riserve bancarie e
della moneta circolante)
M
= moneta circolante (offerta di moneta)
m
= moltiplicatore monetario
RRR
= tasso di riserva frazionaria (percentuale di depositi
che la banca è tenuta a detenere in contanti).
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Schema
che illustra il meccanismo della riserva
frazionaria
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A
scuola si studia che il moltiplicatore monetario
è il rapporto tra l'offerta di moneta e
la base monetaria esistenti in un determinato momento
nel sistema economico: m
= M/MB;
in altre parole m
trasmette le variazioni della cosiddetta base monetaria
MB
(la somma delle riserve bancarie e della moneta circolante)
alle variazioni dell’offerta di moneta M:
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M
= m x MB
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Per
calcolare m basta
un po' di algebra elementare: m
è semplicemente il reciproco del tasso di
riserva frazionaria, cioè delle riserve necessarie
al funzionamento del sistema.
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Esempio:
se
la Banca Centrale ordina alle banche private di tenere
il 10% del totale dei depositi come riserva, allora:
-
il tasso di riserva frazionaria (RRR)
è 0.10
-
m
è uguale a 1/0.10 = 10.
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Ne
derivano anche formule più complesse, se si considera
che le persone vorranno anche detenere una parte dei
propri depositi come contante: ma queste complicazioni
non aggiungono niente di importante al discorso generale.
Perciò, in
base alla formula riportata sopra (M = m x
MB), se viene depositato 1 $ in una banca, l'offerta
di moneta crescerà (sarà “moltiplicata”)
di 10 $ (se RRR = 0.10).
Il
modo in cui dovrebbe operare questo moltiplicatore è
spiegato come segue (sempre assumendo per ipotesi
che la banca debba trattenere il 10% dei depositi totali
come riserve):
1.
Una persona deposita, ad esempio, 100 $ in una banca.
2.
Per fare profitti, la banca presta allora i restanti
90 $ ad un cliente.
3.
Quest'ultimo spende il denaro, e chi riceve quel denaro
lo deposita anch'egli in banca.
4.
Quella banca, poi, presta 90 $ moltiplicati per 0.9
(ovvero tenendone 0.10 a riserva, come richiesto).
E
così via, finché i prestiti si riducono
a tal punto da dissolversi fino allo zero.
La
tabella e il grafico sottostanti mostrano
il modello considerato. In questo caso particolare viene illustrata
la dinamica fino a 20 iterazioni; questo esempio
si risolverebbe intorno alle 94 iterazioni, come si
può evincere dai grafici, in cui i
successivi prestiti, e poi i depositi frazionari, divengono
sempre minori fino a giungere a zero:
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Tabella
1: vengono mostrate le prime 20 iterazioni
successive al deposito iniziale di 100 $.
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Figura
1: Il deposito iniziale di 100 $ viene nuovamente
depositato e prestato successivamente,
finché
i requisiti di riserva frazionaria lo riducono
a zero.
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Figura
2: il deposito iniziale di 100 $ viene così
moltiplicato, dopo i depositi e prestiti
successivi,
fino
a tendere ad un aumento dell'offerta di
moneta di 1000 $.
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Il
concetto di moltiplicatore monetario è tutto
qui.
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Tuttavia
questo modello, benché così semplice,
è totalmente sbagliato.
Esso
implica che le banche debbano prima ottenere
i depositi, per disporre di fondi da prestare in
seguito; sennonché i regolamenti prudenziali
richiedono loro di tenerne un po' come riserva: perciò
avremmo questo processo di creazione del credito che
esplode a causa dei requisiti di riserva frazionaria.
Bene,
questo non ha nulla a che vedere con il mondo reale.
È un modello stilizzato, da libro di testo, che
non si avvicina nemmeno lontanamente a come stanno
le cose nella realtà.
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Il
modus operandi delle banche, in
realtà, è quello di attrarre consumatori
meritevoli di credito a cui prestare fondi, e trarre
profitto da ciò. Questi prestiti vengono elargiti
indipendentemente dalle posizioni in riserve
detenute dalle banche.
Esse
possono indebitarsi a vicenda nel mercato interbancario,
ma se il sistema nel complesso è a corto di riserve,
queste transazioni “orizzontali” non incrementeranno
il monte di riserve richieste. In questi casi, le banche
rivenderanno dei titoli alla Banca Centrale, o s'indebiteranno
con essa tramite un meccanismo chiamato discount
window: solitamente viene applicata una penalità
quando si utilizza questa fonte di finanziamento.
Finché
il margine tra il guadagno sul prestito erogato e il
tasso d'interesse a cui la banca dovrà indebitarsi
con la Banca Centrale tramite la discount window
è positivo, la banca erogherà prestiti.
Ne
consegue che l'idea secondo cui i bilanci delle riserve
siano inizialmente necessari per “finanziare” l'espansione
degli stati patrimoniali delle banche, tramite le riserve
in eccesso, è falsa. La capacità
della banca di espandere il proprio stato patrimoniale
non è vincolata dalla quantità di riserve
che essa detiene, né da qualunque requisito di
riserva frazionaria. La banca espande il proprio stato
patrimoniale semplicemente prestando. I prestiti
creano i depositi, che vengono poi coperti da riserve,
in seguito. Il processo di estensione dei prestiti
(credito), che crea nuove passività bancarie,
non è legato alla posizione della banca in riserve.
Riassumendo:
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- il
moltiplicatore monetario è una descrizione fallace
di come funzionano le cose;
- la
base monetaria non determina l'offerta di moneta:
è vero il contrario;
- le
riserve correnti sono determinate
dai prestiti erogati dalle banche, indipendentemente
dalle loro precedenti posizioni in riserve.
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Quando
si considera questo fatto alla luce del dibattito politico
attuale, si resta sbalorditi dal pressappochismo dimostrato
dagli opinionisti economici: ad esempio, non ha senso
dire che il credit crunch (stretta creditizia)
avviene perché
le banche non hanno più denaro da prestare, e
che il Quantitative Easing (creazione di moneta
da parte della Banca Centrale e sua immissione, con
operazioni di mercato, nel sistema finanziario ed economico)
fornirà loro
il denaro “stampato” da poter poi prestare. Le banche
prestano sempre denaro, quando
si presenta un cliente affidabile dal punto di
vista creditizio e i termini dell'accordo sono accettati
dalla banca.
Fonte:
Il moltiplicatore monetario ed altri miti
di William F. Mitchell, Dipartimento di Economia, University
of Newcastle Center of Full Employment and Equity (CofFEE);
link:
http://economiapericittadini.it/article159
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