Uno
dei problemi più gravi che ci troviamo a fronteggiare
è il fatto che molti economisti mainstream,
sulle principali testate giornalistiche, spacciano
per tesi assennate e "di buon senso" quelli
che sono dei macroscopici errori logici ed economici;
e la gente, non disponendo di adeguati strumenti per
comprendere l'errore, ci crede.
Anche
Beppe
Grillo e il Movimento 5 Stelle incorrono puntualmente
in questo errore, che è di particolare gravità
perché ci impedisce di vedere i
problemi VERI.
Ne
è un esempio l'articolo
di
Angelo Panebianco pubblicato il 29 giugno 2013
sul Corriere della Sera, in cui l'editorialista espone
una tesi formulata, da lui e da molti altri, in tantissime
occasioni, confutata lucidamente e con numeri inoppugnabili
dall'economista Marco Cattaneo sul
suo blog.
La
tesi di Panebianco è questa: "se ci fossero
le condizioni politiche per ridurre in modo significativo
la spesa pubblica da un lato, e le tasse dall’altro,
ne seguirebbe un grosso passo avanti verso la soluzione
della crisi."
Già
ci riesce difficile comprendere che senso abbia formulare
ipotesi che non tengono alcun conto dei vincoli tassativi
ai quali siamo sottoposti a causa della nostra sciagurata
permanenza nell'UE: un economista che esordisce con
un "se ci fossero
le condizioni politiche" già qualifica la
sua proposta come totalmente irrealistica, dal
momento che queste condizioni non ci sono. Ma
proviamo a fare finta che le cose non stiano così
e seguiamo il ragionamento di Marco Cattaneo. Riportiamo di seguito le sue osservazioni.
"E’
una tesi che suona saggia, avveduta, assennata. Ed è
completamente sbagliata.
La
spesa pubblica - così come il gettito
fiscale - in Italia ammontano a un ordine di grandezza
di circa 800 miliardi annui. Immaginiamo che
sia possibile fare ciò che Panebianco auspica
(senza peraltro ritenerlo, sul piano politico, possibile
o plausibile). Tagliare, per esempio, il 10% di questo
importo, e utilizzare le risorse per ridurre la tassazione.
Avremmo
a questo punto 80 miliardi di euro che potrebbero
essere riallocati da una forma di spesa (si suppone)
poco efficiente, a beneficio di consumi e investimenti
privati che si ritengono essere meglio gestiti e
più efficaci sul piano economico.
Panebianco
(e chi sostiene questa linea di intervento) è
apparentemente convinto che si avrebbe un vantaggio
economico, traducibile in maggior PIL, pari all’importo
della spesa riallocata, cioè a tutti gli 80 miliardi.
E’ un ragionamento privo di senso.
Il
beneficio economico va stimato sulla base delle differenze
di efficienza. E anche
la spesa pubblica più inefficiente e parassitaria
mette in moto un volano di consumi che vanno a sostenere
la domanda e la produzione di beni e di servizi,
anche e soprattutto forniti da aziende e operatori economici
efficienti e competitivi.
Nella
spesa pubblica si annidano grandi aree di spreco, non
c’è dubbio. In quanto vogliamo quantificare il
vantaggio della riallocazione che ipotizzano i vari
Panebianco: facciamo un’ipotesi ottimistica – il 20%
?
Sono
16 miliardi annui di maggior efficienza, competitività,
PIL. Non dico che sia poco, né che sia un
obiettivo che non si deve perseguire. Ma a quanto
ammonta l’attuale “output gap” italiano, l’incremento
di PIL che va ottenuto per assicurare un soddisfacente
stato di occupazione, di utilizzo del potenziale produttivo
dell’economia italiana ? 300 miliardi.
Questo
rende evidente l’errore logico di Panebianco.
La
crisi si risolve solo con una forte azione sulla domanda,
che a sua volta richiede il
ripristino dell'autonomia monetaria italiana,
in modo da poter effettuare interventi di spesa e di
riduzione della tassazione.
Oggi
il problema è al 90% INCREMENTARE la domanda,
al 10% riallocare la spesa.
I
Panebianco di questo mondo delineano invece percorsi
tecnicamente difficilissimi, politicamente non fattibili,
e per di più – soprattutto – fuori scala rispetto
alle reali dimensioni del problema.
E’
preoccupante che la loro “analisi” della situazione
sia così sconnessa con la realtà."
Fonte: http://bastaconleurocrisi.blogspot.it/2013/07/la-finta-assennatezza-di-angelo.html
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