L'ALTERNATIVA:
NOI O LE BANCHE PRIVATE?
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1.
Basta con le balle: i soldi ci sono!
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Cari
Italiani, proviamo a scrollarci un attimo di dosso quel
fastidioso senso di colpa che ci confonde le idee, e
ragioniamo sull'unica cosa che conta: le risorse
economiche per soddisfare i nostri reali bisogni ci
sono, ci raccontano balle.
I
soldi ci sono e possono essere usati per debellare la
disoccupazione e per migliorare la qualità della
vita dei cittadini e della società intera. Per
riportare la piena occupazione al posto che merita,
in una società che ha scolpito nell'articolo
1 della propria Costituzione: la nostra Repubblica è
"fondata sul lavoro". E lo ha fatto perché
convinta che il lavoro sia lo strumento di affermazione
e tutela della dignità della persona umana. Come
abbiamo potuto dimenticarcene?
I
soldi ci sono per finanziare i servizi sociali:
scuola, università, ospedali, giustizia, sicurezza,
assistenza ai meno fortunati, e tanti altri. Servizi
che, se svolti in maniera corretta (il discorso della
corruzione lo affronteremo di sicuro), ci rendono infinitamente
più soddisfatti ed equilibrati, e sereni, e pacifici,
come collettività e come individui.
Stanno
solo scegliendo di usarli per altri fini: salvare le
banche!
Questo
aspetto lo dobbiamo capire proprio bene, nei suoi termini
reali. C'è una grande confusione in giro, e non
è un caso.
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2.
La funzione delle banche in un sistema sano
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La
funzione delle banche può essere molto importante
per l'economia reale e per la società nel suo
complesso. Lo prevede la Costituzione che il buon funzionamento
del credito e del risparmio è di interesse generale
e va assoggettato a indirizzo e coordinamento pubblico.
Un sano sistema bancario deve saper intermediare fra
il risparmio privato ed il bisogno di credito della
produzione, assumendosi la responsabilità della
scelta di allocazione. Questa responsabilità
include la capacità di selezionare debitori che
siano effettivamente capaci di utilizzare il credito
ricevuto per produrre beni reali e servizi utili, ricavarne
un profitto, restituire il capitale ricevuto con i dovuti
interessi. Gli interessi servono a remunerare il servizio
ed i rischi sopportati dalle banche e per remunerare
il risparmiatore privato.
La
scelta di allocazione giusta del risparmio privato consente
di creare nuova ricchezza per tutti. La scelta sbagliata
distrugge ricchezza collettiva. Per questo è
prioritario fare in modo che non possa facilmente sbagliare.
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3.
Finanza speculativa: loro giocano...
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La
finanza speculativa si occupa, invece, di investire
i risparmi privati sui titoli e sugli strumenti derivati.
Ci raccontano che la finanza è un modo moderno
per favorire la produzione reale. Per far arrivare alle
aziende in maniera più efficiente le risorse
finanziarie di cui hanno bisogno. La squallida realtà
è che solo una parte infinitesimale dei soldi
investiti in titoli e derivati arriva alla produzione,
esclusivamente attraverso il collocamento di un nuovo
titolo sui mercati primari (i soldi raccolti con il
collocamento finiscono in effetti all'azienda).
Tutte
le successive transazioni e negoziazioni dello stesso
titolo che si ripetono migliaia di volte al giorno,
elevate a potenza dall'uso sconsiderato degli strumenti
derivati, inseguono invece l'illusione di ricavare
soldi dai soldi, senza portare alcun centesimo aggiuntivo
all'economia reale, tranne le commissioni che vengono
sottratte dal risparmio e vanno ad ingrassare i giocolieri.
Negli stessi sconvolgenti termini della proposta che
il Gatto e la Volpe fanno a Pinocchio di piantare
zecchini nell'orto, nella speranza di raccoglierne di
nuovi all'alba, dopo una notte brava.
Qualcuno,
onestamente, ci vede una grande differenza con le offerte
degli investitori istituzionali di far fruttare i risparmi
privati sui mercati finanziari, dove l'ammontare nozionale
dei derivati supera di sessanta volte il valore della
ricchezza prodotta in un anno in tutto il mondo?
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4.
...tanto, se perdono, paghiamo noi!
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La
cosa grave è che, attraverso la finanza, la responsabilità
della scelta di allocazione del risparmio privato viene
trasferita dalle banche ai risparmiatori.
Questi,
però, non ne sono affatto consapevoli. Non
se ne accorgono nemmeno di avere quella responsabilità,
perché si fidano dei professionisti: i gestori
del risparmio collettivo. Sono i gestori che scelgono
quale titolo e quale derivato comprare - intascando
grasse commissioni - mentre la responsabilità
(utile/perdita) conseguente all'investimento finisce
nelle tasche del risparmiatore ignaro.
Non
ci vuole uno scienziato per capire che, se Tizio sceglie
e guadagna comunque, e quando sbaglia paga Caio, le
cose possono prendere una brutta piega. Soprattutto
quando i regolatori, i controllori del sistema, i
supervisori che dovrebbero garantire che le cose
funzionino per bene, invece di intervenire a responsabilizzare
maggiormente chi sceglie, punendo le scelte sbagliate,
fanno esattamente il contrario. Non combattono le bolle
speculative, ma intervengono a sostenere i mercati
tutte le volte che rischiano di scendere, impedendo
alle bolle di sgonfiarsi come dovrebbero.
E'
solo questo intervento che rende sostenibile - per ora
- il gioco. Chi sceglie lo fa senza troppi scrupoli
perché guadagna comunque commissioni. Il cliente
qualcosa lo guadagna perché grazie agli interventi
delle banche centrali questi mercati al massimo altalenano
un po', ma nel complesso la rendita di medio termine
è garantita.
Diventa
così normale che nell'investimento finanziario
si finisca per mandare risorse nei posti sbagliati,
inseguendo l'illusione del facile guadagno immediato.
Come diviene normale che i guadagni finiscano nelle
mani di pochi furbi mentre le perdite vengano ripartite
fra il parco buoi e i bilanci degli Stati chiamati
ad intervenire quando il guasto prodotto è diventato
troppo grosso.
Nessun
interesse pubblico esiste nella speculazione privata.
Questo è intuitivo ed evidente. Anzi, quello
che diventa più chiaro ogni giorno che passa,
è che la speculazione privata sta creando
danni enormi a tutta la collettività. Gode
di una libertà di sbagliare assolutamente sconcertante.
E continua a sbagliare.
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5.
Il coraggio-dovere di cambiare le cose
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Riassumendo:
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Il credito commerciale consiste nel prestare soldi alle
aziende ed alle famiglie. I soldi servono per avviare
aziende e produrre beni reali e servizi utili; servono
per acquistare beni durevoli come la casa. E' molto
importante per tutti noi: una economia sana ne ha bisogno.
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La finanza è diventata alternativa al credito
commerciale. Un nemico mortale dell'economia, del
credito commerciale e, a lungo andare, persino della
democrazia;
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Le hanno messe insieme, queste due funzioni, dentro
agli stessi soggetti privati (banche universali) per
confonderci le idee. Con un processo legislativo
fatto di interventi piccoli e progressivi, sempre poco
reclamizzati, durato decenni.
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Hanno anche dato vita, nel frattempo, ad un sistema
parallelo (lo shadow banking system, sistema
bancario ombra) per rendere certi giochi ancora più
oscuri e - soprattutto - per sottrarli ai controlli
delle istituzioni democratiche.
Se
qualcuno è disposto ad accettare sacrifici per
salvare le banche sperando che venga salvata l'economia
reale si illude. Drammaticamente: ci stanno chiedendo
di salvare la speculazione, non il credito all'economia!
Purtroppo
la storia non viene ascoltata (e sarà per questo
che i potenti la vogliono proprio far sparire dai banchi
di scuola!). Ma quella commistione di funzioni diverse
si era già verificata a inizio '900, quando
alle banche era stato concesso di occuparsi di investimenti
finanziari e, immancabilmente, si erano gonfiate bolle
speculative. I risultati sono stati guerre e gravi crisi
economiche. Negli anni trenta viene sancita per legge
la separazione in tutto il mondo fra banche che erogano
credito commerciale, da una parte, e banche d'investimento
dall'altra. E' durata sessant'anni ed il mondo ha
prosperato. Negli anni '90 è stata abolita...
ed eccoci qua.
Far
fallire le banche che si occupano di speculazione, crearne
di nuove che si occupano solo di credito commerciale,
ed usare le risorse immense di cui parliamo per rendere
la nostra società più libera, felice ed
equilibrata, è una scelta possibile e giusta.
E'
una scelta politica, non è tecnica: non lasciamoci
fregare.
Fonte:
Guido
Grossi, Il tallone d'Achille
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