IL FISCAL COMPACT IN SINTESI

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Il Fiscal Compact, anche conosciuto come Patto di bilancio, è un atto internazionale che è entrato in vigore dal 1 Gennaio 2013. Fiscal Compact è il nome informale dato al 'Trattato sulla stabilità, il coordinamento e la governance nell'Unione economica e monetaria', cioè l’accordo siglato tra i capi di Stato e di governo di 25 Paesi componenti l’Unione Europea (su 27), con le sole eccezioni di Regno Unito e Repubblica Ceca, in occasione del vertice tenutosi a Bruxelles il 9 dicembre 2011. Accordo che è entrato in vigore proprio in questi mesi, nel gennaio 2013, dopo la necessaria ratifica di 12 Paesi.

Per sommi capi cosa prevede il Fiscal Compact?

  1. il trattato si apre con lo Stability Pact (Patto di Stabilità), che impone lo 0,5% per il rapporto deficit/PIL (una soglia completamente irrealistica) e il 60% per il rapporto debito/PIL;
  2. se un Paese non sottostà alle imposizioni dell'UE e non si adegua ai parametri stabiliti, scatta automaticamente la denuncia della Commissione Europea al Consiglio Europeo ed alla Corte di Giustizia Europea, che può imporre multe dello 0,2% del PIL. La Germania gode di un particolare privilegio: si riserva infatti il diritto di poter denunciare un Paese che non rispetti i parametri anche in assenza dell'opinione della Commissione Europea; per potersi opporre, gli altri Paesi devono ottenere maggioranze qualificate;
  3. nella parte del cosiddetto Europact viene stabilito che la competitività di un Paese viene giudicata in termini di riduzione dei salari pubblici e privati e contemporaneo aumento della produttività del lavoro (leggi: neo-schiavismo);
  4. la sostenibilità della politica fiscale viene giudicata in base alla spesa per previdenza, sanità, servizi pubblici: se un Paese spende troppo per questi capitoli, è pesantemente sanzionato;
  5. il Fiscal Compact richiede una revisione della contrattazione salariale e sindacale e la delocalizzazione della contrattazione salariale;
  6. infine esso richiede l'inserimento del pareggio di bilancio in Costituzione (fonte di crisi economica senza via d'uscita).

Ogni Paese dovrà quindi ridurre ogni anno il suo indebitamento di 1/20 l’anno della parte eccedente il 60% del PIL.

Senza andare nel tecnicismo, per essere il più concreti e comprensibili possibile, cosa significa nei fatti questo per l’Italia?

  • Significa che in venti anni il debito pubblico italiano dovrà essere dimezzato.
  • Significa che l’Italia dovrà sborsare circa 1000 miliardi di euro in venti anni.
  • Significa TAGLIARE PER VENTI ANNI IL DEBITO PUBBLICO DI UNA MEDIA DI ALMENO 40-50 MILIARDI L'ANNO (e, badate bene, la cifra è ampiamente sottostimata, perché basata su un debito pubblico inferiore a quello attuale ed in costante aumento).
  • Quindi: MANOVRE DI MANNAIA SOCIALE PER RECUPERARE OGNI ANNO DAL PAESE 40-50 MILIARDI DI EURO, CHE VERRANNO SUCCHIATI DAI SERVIZI E DALLE PERSONE (O OTTENUTI TRAMITE SVENDITE DI QUEL CHE RESTA DEL PATRIMONIO PUBBLICO) E SPEDITI AI DETENTORI DEL DEBITO PUBBLICO (grandi banche, ecc.): ALMENO 40-50 MILIARDI ALL'ANNO DI TAGLI, TASSE (e SVENDITE) PER I PROSSIMI VENTI ANNI.

 

 

Come ha scritto Giorgio Cremaschi: “Secondo quel patto, che i cittadini non per colpa loro ignorano, l’Italia si impegna a dimezzare in venti anni lo stock del debito pubblico. Cioè dobbiamo pagare 1000 miliardi, 50 all’anno. In aggiunta agli interessi che ora ci costano 80 miliardi all’anno. Insomma un costo paragonabile alle riparazioni di una guerra perduta. E di guerra infatti ha parlato Monti, guerra al popolo italiano”.

Per l’Italia questa disciplina feroce sarà un salasso di dimensioni bibliche che si abbatterà su un Paese profondamente indebolito, dove le aziende cadono come mosche, e crescenti quote di persone si avviano per essere ridotte alla fame.

E naturalmente renderà praticamente impossibile per i prossimi venti anni anche solo parlare di "crescita" e "occupazione". 

Per quanto riguarda il “pareggio di bilancio” in Costituzione, l’Italia ha già provveduto, con votazione finale in data 17 aprile 2012 (235 sì, 11 no e 24 astenuti): il pareggio di bilancio è adesso contenuto nell’art. 81 della Costituzione. Il Parlamento si è espresso a maggioranza dei due terzi dei membri, per evitare che la necessità del referendum confermativo. Anche in questo caso, tutto è avvenuto nel silenzio e nell’omertà generale.

Il pareggio di bilancio significa che UNO STATO NON PUO’ PIU’ SPENDERE PER I PROPRI CITTADINI PIU’ DI QUANTO TOGLIE LORO COME TASSE.

Da aprile è diventato anticostituzionale e illegale fare una cosa che gli Stati hanno sempre fatto e continuano molte volte ancora a fare in contesti diversi dall’eurozona, "spendere a deficit": ovvero spendere per i servizi e per i cittadini più di quanto tolgono loro come tasse. Invece adesso vi sarà l’obbligo di un castrante pareggio di bilancio (cioè se viene speso per i cittadini 100 deve essere tolto dai cittadini 100). Ma i burocrati europei auspicherebbero addirittura un “surplus”, che vorrebbe dire che lo Stato dovrebbe sistematicamente togliere ai cittadini più di quanto dà loro (ovvero spendere 100 per spese sociali, ma togliere in tasse 150). Tradotto: una ulteriore forma di matematico impoverimento.

Il Parlamento italiano ha ratificato questo accordo - che è una pietra tombale sulla crescita e l’occupazione in questo Paese - il 19 luglio del 2012, nel silenzio e nell’indifferenza totali, con numeri plebiscitari:

 

  

Fonte principale:

Alfredo Cosco, Anatomia di un massacro 

 

Per approfondire:

Fiscal Compact: testo integrale e risorse aggiuntive

Paolo Barnard, La ‘Coventry-zzazione’ dell’Italia, e la giustizia nel Vero Potere

Comedonchisciotte: L'aritmetica del Fiscal Compact (strangolamento finanziario)