31.
L'Unione Europea è
la nostra forza e ci tutela dal default
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"E'
come gli Stati Uniti: una
grande e forte Unione in cui gli Stati si sostengono
fraternamente a vicenda."
FALSO!!!
Ogni
giorno giornali e televisioni ci martellano dicendo
che il debito pubblico dell’Italia è troppo elevato
e che la colpa è dei nostri governanti che hanno
sperperato denaro con politiche di spesa spropositate
e truffaldine.
In
realtà, il debito pubblico dell’Italia è
esploso all’indomani del divorzio fra Tesoro e Banca
d’Italia del 1981 - quello che fu il primo di molti
passi successivi che hanno portato, con l’Euro, ad una
perdita di sovranità monetaria.
Affermare,
dunque, che la spesa corrente
(ossia la spesa sgravata dagli interessi sul debito)
aumentò nella Prima Repubblica a causa di spese
pubbliche folli è un falso colossale.
I dati, infatti, parlano chiaro e ci dicono che rimase
sostanzialmente stabile per tutti gli anni ‘80.
Se
consideriamo poi gli anni del periodo Euro, l’Italia
ha registrato un debito pubblico inferiore rispetto
a quei Paesi che oggi ci accusano di aver
“vissuto al disopra delle nostre possibilità”
o di essere stati degli “spendaccioni”. I dati confermano
che l’Italia è lo Stato che si è indebitato
meno rispetto a Germania, Francia, Olanda e Austria.
Comunque,
è fondamentale capire che un governo con moneta
sovrana (come Giappone, Cina, USA, Brasile, Svezia,
Inghilterra...) non ha mai problemi di solvibilità
del debito, perché all’occorrenza la Banca Centrale
del Paese (come faceva la nostra vecchia Banca d’Italia)
assolve al ruolo che le compete, quello di "prestatore
di ultima istanza": cioè onora in ogni
momento il pagamento dei titoli, tutelando lo Stato
da condizioni di finanziamento usuraie come avviene
oggi con l’Euro.
Oggi
invece – diversamente da quando avevamo una moneta sovrana
come la Lira – ogni Stato dell’Eurozona è
costretto a trovare in anticipo i soldi
che spende. Ciò avviene attraverso la
tassazione e l’emissione di titoli di Stato (Bot,
Bdp, Btp), senza le quali lo Stato non potrebbe spendere
per realizzare asili, scuole, strade, pagare le spese
di mantenimento degli stabili pubblici, pagare gli stipendi
ai suoi dipendenti.
Ciò
che è avvenuto è che “adottando l’Euro
l’Italia si è ridotta allo stato di una nazione
del Terzo Mondo, che deve prendere in prestito una moneta
straniera, con tutti i danni che ciò implica”
(Paul Krugman, Premio Nobel per l’Economia). Deve cioè
rivolgersi al mercato dei capitali privati per trovare
gli Euro (una moneta a tutti gli effetti straniera) che vuole spendere.
Ma
da chi è formato questo mercato dei capitali
privati? Si tratta di grossi gruppi di investitori:
Goldman Sachs, Citygroup, Barclays, Banca Intesa, Bank
of Scotland, Credit Suisse, Unicredit, Deutsche Bank...
Dal
momento che lo Stato non possiede l’Euro, gli investitori
privati possono quindi “fissare il prezzo” (i tassi
d’interesse sui titoli di stato) a cui presteranno il
denaro. Questa speculazione finanziaria ci costa 750
miliardi, ovvero quasi il 30% del nostro debito totale. Non
solo, perciò, non è vero che l'Euro
e l'Unione Europea ci tutelano dal default,
ma è vero esattamente il contrario. Il
debito è tutta la "forza" che ci ha regalato l'Unione
Europea.
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32.
Le privatizzazioni abbassano il debito e riducono il
peso sullo Stato
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"...e
pertanto, per ridurre l'insostenibile peso sullo
stomaco,
questa
Corte privatizza il salume dell'imputato."
FALSO!
Le
aziende pubbliche che sono già state privatizzate, o
che si vorrebbero privatizzare, sono quelle strategiche:
Telecom (ex SIP), Eni, Enel, Poste Italiane, Finmeccanica,
Autostrade Italiane, ecc. ecc., e sono un patrimonio
costruito dagli ITALIANI dagli anni '30 agli anni '80.
Abbiamo
costruito infrastrutture che ci hanno condotti ad essere
la settima potenza economica mondiale in meno
di 30 anni, dando da vivere a migliaia di famiglie e
migliorando la vita di tutti i cittadini e le aziende
italiane.
Indipendentemente
dal clientelismo e dai malfunzionamenti di cui la politica
ha fatto uso, esse rimangono dei capitali potenziali
che i governi di tutte le correnti politiche stanno
vendendo ai privati a partire dal 1992 con le false
motivazioni che ben conosciamo.
In
realtà queste aziende sono state svendute ben
al di sotto del loro reale valore di mercato, facendoci
credere che in questo modo sarebbe stato alleggerito
il peso sui contribuenti.
Inoltre
le privatizzazioni del passato hanno, nei fatti, dimostrato
che quando lo Stato perde la sua presenza regolatrice
nei settori chiave dell’economia, non solo non ci sono
miglioramenti, ma anzi, il servizio peggiora e i
relativi costi aumentano.
Il
caso più eclatante è quello di SIP,
che da azienda in attivo viene venduta e diventa
Telecom, una società indebitata il cui valore
delle azioni è calato in maniera vertiginosa,
lasciando a casa decine di migliaia di dipendenti ridotti
alla disoccupazione od al ricatto salariale dei call
center.
Oggi
però ben pochi si rendono conto che tutta la
vendita ha generato un minus valore economico
con ingenti danni sociali ed economici. Li riassumiamo
brevemente:
- vendita
in deficit, con una sostanziale perdita
finanziaria a vantaggio del privato;
- le
società privatizzate sono state smembrate,
spezzettate e cedute o fatte chiudere in gran
parte delle loro branche (vedi appunto caso
Telecom);
- questa
condotta ha generato un taglio di posti di lavoro,
andati persi in molti casi per sempre, quindi
disoccupazione;
- i
costi sociali della disoccupazione generata
sono ricaduti sullo Stato sotto forma di assegni
di disoccupazione o cassa integrazione;
- ulteriori
costi sono dovuti alla maggiore assistenza
sanitaria (esenzione da ticket e riduzione costi
per prestazioni sanitarie trasferite a carico
della collettività) dovuta alla riduzione
del reddito familiare dei nuovi disoccupati;
- fornitura
attraverso il “Servizio sanitario Nazionale”
di medicinali tipo anti depressivi, sempre a
carico della collettività.
Il
caso Telecom è eloquente anche a proposito delle
modalità di vendita: l’azienda non viene
venduta tramite OPA, ma attraverso una trattativa PRIVATA
con società di scatole cinesi.
Poniti
ora queste semplici domande:
- una
volta privatizzata l’azienda di turno, chi paga
gli assegni di disoccupazione ed il disagio
umano e sociale prodotto dagli immancabili licenziamenti
di massa?
- Perché
i Governi insistono nel mantenere in piedi enti
inutili ed a sovvenzionare comunità montane
(in aperta pianura e nei pressi del mare) e
svendono aziende e demanio?
- Sei
sicuro che il prezzo di vendita sia quello di
mercato?
- Sei
certo che siano i privati a farsi carico dei
licenziati?
- Sei
proprio convinto che il compratore sia sempre
il migliore offerente, anziché l’amico
di turno?
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33.
Il denaro per pagare il debito ce lo dà la BCE,
come ha fatto con la Grecia
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"Allora,
ti decidi o no ad accettare il prestito?"
FALSO!!!
Il
denaro è arrivato alla Grecia sempre secondo
il
classico passaggio tipico dell'Eurozona:
Questo
ovviamente accresce il debito dello Stato e genera
una spirale negativa senza fine, com'è
tipico delle situazioni di usura, che si risolvono invariabilmente
con la rovina del debitore: ciò che appunto,
purtroppo, sta accadendo alla Grecia "aiutata"
dalla BCE e costretta ora alla svendita di tutto il
suo patrimonio nazionale per ripagare un debito
che non potrà rimborsare MAI.
Uno
Stato a moneta sovrana non è costretto ad indebitarsi
con finanziatori stranieri o con le banche private,
ma semplicemente si autofinanzia e mantiene in equilibrio
la propria economia.
Nel
mese di marzo del 2012 uno dei massimi economisti mondiali,
il premio Nobel Joseph Stiglitz, ha dichiarato:
“I titoli di Stato americani sono un impegno del governo
a convertirli in dollari USA quando sono in scadenza.
Bene, quando sono in scadenza noi stampiamo questi dollari”.
Tutto qui.
Se
potessimo ancora stampare la nostra moneta, non avremmo
alcun problema a pagare il debito pubblico, esattamente
come fanno USA, Giappone, Brasile, Cina, ecc., e come
abbiamo sempre fatto noi prima del 1981.
Fonte:
www.scribd.com/doc/106392215/FALSIMITI
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