WARREN MOSLER: SOPRAVVIVERE NELL'EURO

 

Intervista di Paolo Barnard a Warren Mosler a Venezia (19 maggio 2012)

Parte II

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Domanda: 

Abbiamo visto lo scenario dell'Italia che esce dall'euro recuperando la moneta sovrana. Ora immaginiamo l'altro scenario: l'Italia che deve rimanere nell'euro.

 

W.M.:  

A dire il vero io di soluzioni per questa ipotesi ne ho due, che considero meno valide del ritorno alla moneta sovrana, ma comunque interessanti.

Si può agire a due livelli: o a livello dell'Unione Europea, o in modo totalmente autogestito.

Prima soluzione:

la BCE finanzierebbe tutti gli Stati dell'UE; io ho suggerito che la BCE faccia una distribuzione di euro pari al 10% del Pil dell'intera UE, su base annua, a tutti i Paesi membri in base al reddito pro-capite. Questo servirebbe a risolvere il problema della solvibilità e quindi eliminerebbe il rischio di default; farebbe calare i tassi di interesse di tutti quanti i Paesi dell’Eurozona al livello dei tassi fissati dalla BCE e tutti potrebbero finanziarsi a breve termine a questi tassi, perché non ci sarebbe rischio di credito; sarebbe così possibile rilanciare la loro economia.

Il difetto di questa soluzione è che contiene elementi affidati al caso, e questo è un problema che si era già visto all'inizio dell'euro. Se in nessun paese c'è un problema di credito, allora si verifica una corsa al ribasso, per cui tutti quelli che prendono a prestito, e spendono di più, vincono. E siccome sarebbe nell'interesse di tutti continuare a prendere a prestito e a spendere senza limiti, si creerebbe un'inflazione selvaggia.

La questione, a questo punto, è come si possa disciplinare questa situazione. Innanzitutto bisogna stabilire a che livello la vogliamo disciplinare e come vogliamo farlo. Era proprio questo l'obiettivo del Patto di crescita e stabilità dell'UE, sottoscritto nel 1997, che la disciplinava sanzionando i governi che violavano i limiti; ma non ha funzionato e non può funzionare, perché si basa su un principio sbagliato: ora infatti chi sgarra viene sanzionato mediante pesanti multe, e questo è poco sensato ed anche poco utile, perché:

- come dice il proverbio, non si può cavar sangue da una rapa;

- il rapporto del 3% deficit/PIL è troppo basso, di fatto irrealistico e pressoché impossibile da raggiungere. Col sistema pensionistico europeo, il deficit di piena occupazione potrebbe essere tra il 5% e l'8%. I limiti sono stati fissati avendo una disoccupazione al 10%.

Ecco dunque la mia controproposta:

-  tutti i Paesi che violeranno i limiti stabiliti, non riceveranno dalla BCE il pagamento del 10% su base pro-capite di cui parlavo in precedenza. E' un sistema veramente semplice da applicare, perché è molto più facile non dare soldi a qualcuno che toglierglieli. In ogni caso bisogna aumentare questo 3% di deficit ad un livello più ragionevole. Se oltrepassi quel livello, perdi il diritto a quel 10%;

- per essere sicuri che venga stabilito il limite giusto, io farei in modo che la BCE finanziasse la piena occupazione per chiunque fosse in grado di lavorare: un posto di lavoro a tempo pieno a salario fisso; appena decente, ma fisso. Ciò rappresenterebbe una riserva tampone di occupazione. I disoccupati avrebbero quindi la possibilità di accedere a posti di lavoro transitori, che chiamerei proprio alla lettera posti di lavoro di transizione, in quanto, con l'espansione successiva dell'economia che avverrebbe, queste persone potrebbero successivamente venire assunte da qualche azienda privata che li pagherebbe di più, e che quindi li porterebbe via dal groppone della BCE. La mia idea è di lasciar gestire questo programma alla BCE, in modo da darle finalmente qualcosa di utile da fare.

Farei in modo che la BCE pagasse le persone, ma che il programma fosse gestito a livello nazionale. Come qualunque programma di transizione (o programma tampone), anche questo sarebbe un programma antinflazionistico, in cui si compra manodopera quando i prezzi sono bassi e la gente non lavora, e questa manodopera viene rivenduta all'economia quando siano migliorate le condizioni. Quindi si avrebbe una stabilizzazione automatica del sistema.

C'è anche un altro elemento importante da considerare: al settore privato [imprese, aziende, ecc., N.d.R.] non piace assumere disoccupati: preferiscono assumere persone che già lavorano. Infatti, col sistema attualmente vigente, anche quando l'economia migliora, si ha inflazione ed i disoccupati il posto non lo trovano, perché non sono "espressione di efficienza", per utilizzare un termine di mercato, cioè non sono pronti per essere assunti, non hanno il senso e il ritmo del lavoro. Se invece queste persone lavorano già grazie al programma di piena occupazione, il settore privato può tranquillamente rivolgersi al supervisore costituito dalla BCE dicendo: "Devo assumere delle persone che arrivino al lavoro in orario e che non si mettano a litigare tra di loro". E così queste persone verrebbero assunte dalle aziende.

Questo è il programma che ho fatto applicare in Argentina nel 2001: si chiamava Programma Jefes. Daniel Josa, mio amico del Ministero del lavoro argentino, è stato colui che l'ha applicato dopo il disastro dell'economia argentina, quando 32 persone rimasero uccise per le strade di Buenos Aires. I suoi agenti andarono nei vari nuclei familiari ad offrire un posto di lavoro a chiunque volesse lavorare.

Due milioni di persone si presentarono per aderire al programma (e la popolazione argentina è di soli 35 milioni). Alcune di queste persone non avevano mai lavorato per un'azienda privata e nessuno pensava che lo avrebbero mai fatto. Li pagavano 100 dollari al mese, praticamente niente, ma nell'arco di due anni un milione di essi aveva già fatto la transizione, cioè era già passato al settore privato; ed hanno creato un'economia fra le più forti del mondo.

 

Domanda: 

E la seconda soluzione qual è?

 

W.M.: 

Usare i titoli di Stato per pagare le tasse, sempre rimanendo nell'euro. E' qualcosa che l'Italia è in grado di fare anche da sola: mantenendo i titoli di Stato, si dovrebbe applicare un unico, piccolo cambiamento, e l'Italia si potrebbe finanziare senza problemi.

In sintesi: in caso di insolvenza dello Stato, i titoli, più l'interesse, verrebbero utilizzati per pagare le tasse al governo italiano.

Pensate, ad esempio, alla vostra situazione personale: se aveste qualche migliaio o milione di lire, ed io vi dicessi: "Vuoi comprare dei titoli di Stato italiani?", mi immagino che più di uno di voi direbbe di no; ed io non mi sorprenderei, perché, chiaramente, avreste paura di non rivedere più questi soldi. È per questo che i tassi di interesse sono così alti.

Se però voi sapeste che dopo 5 anni, nel caso in cui i vostri soldi e gli interessi non venissero restituiti, potreste utilizzare il valore di questi titoli, più gli interessi che continuerebbero ad accumularsi, per pagare qualunque tipo di imposta, allora potreste anche decidere di comprarli. Se anche non ve li dovessero ridare, alla fine, i soldi più gli interessi in qualche modo li riavreste. Magari li potrete girare ad un vicino, o un amico, che deve pagare le tasse e non li ha, e che li potrebbe comprare da voi con un piccolo sconto, per il giorno del pagamento delle tasse, perché dovrebbe pagarle comunque; oppure ad una banca, che paga le tasse, e che, se potesse avere un piccolo sconto, magari deciderebbe di acquistarli, invece di utilizzare i propri soldi.

Questo piccolissimo accorgimento farebbe improvvisamente cambiare atteggiamento agli investitori ed ai risparmiatori nei confronti dei titoli italiani, perché capirebbero che non ci rimetterebbero niente; perciò il tasso di interesse si normalizzarebbe. Ovviamente bisognerebbe farlo nel rispetto del Diritto Internazionale, perché non si vuole poi che il governo, dopo che voi avete usato questi soldi per pagare le tasse, vi venga a cercare perché non le avete pagate. Se venisse fatto tutto nel rispetto del Diritto Internazionale, quindi il diritto vostro, in base ad esso verrebbe sancito che voi le tasse le avete pagate, e quindi il governo non potrebbe starvi alle costole.

Questa sarebbe la mia terza opzione (rispetto all'uscita dall'euro ed al finanziamento da parte della BCE), ed è fattibile in ogni caso. L'Italia, grazie ad essa, potrebbe far calare i propri tassi di interesse, e questo servirebbe ad eliminare gran parte dell'austerity, perché gli interessi sul debito pubblico rappresentano una grossa fetta del pagamento.

Il difetto di questa soluzione è che, purtroppo, non risolve il problema della disoccupazione. Questo problema richiederebbe di fissare il deficit ad un livello molto più alto, il che, ovviamente, dovrebbe essere concordato a livello di tutti i Paesi membri dell'UE.

Ci sarà quindi bisogno di coordinamento, oppure di tornare ad una propria valuta: a questo punto, come dicevamo, tutto può essere fatto al livello del Paese monetariamente sovrano.

Dico questo anche se a mio parere l'optimum, ovvero la soluzione ideale nel migliore dei mondi possibili, sarebbe la trasformazione dell'euro in euro sovrano. Questo però implicherebbe un radicale cambiamento di impostazione della BCE e dell'Unione Europea e la modifica dei suoi trattati, a cominciare da quello di Lisbona. È per questo che la soluzione ottimale è da considerare totalmente irrealistica, perché si scontra, ancora una volta, con problemi di natura politica attualmente insormontabili.

 

Fonte:

http://economiaepotere.forumfree.it/?t=62409123