Lo scopo della bilancia dei pagamenti è farci capire se
esistono dei flussi di denaro in entrata o in uscita dall’economia considerata,
ma essa non ci consente di capire a chi
tale denaro sia destinato, cioè se esso si traduca in credito (o debito) del
settore privato o di quello pubblico. Per capirlo, bisogna ricorrere ai
cosiddetti saldi settoriali.
I saldi settoriali sono un
fondamentale strumento di analisi macroeconomica. I principi sui quali si
basano sono molto semplici:
- L’economia viene divisa in settori,
normalmente tre: privato, pubblico ed
estero;
- La differenza fra le entrate e le uscite di
ogni settore costituisce il suo risparmio
netto (se positivo) o indebitamento
netto (se negativo); li chiamiamo anche surplus e deficit;
-
La
somma dei saldi deve necessariamente essere nulla,
perché un settore non può indebitarsi (essere in deficit) se almeno un altro
non gli fa credito (ovvero è in surplus).
Vi
proponiamo ora un po' di formule,
la cui conoscenza non è necessaria per capire l'essenziale,
ma è opportuna, almeno "una tantum", per
rendersi conto del fatto che la teoria poggia su solide basi
matematiche.
L’analisi dei saldi settoriali parte dalla definizione
di prodotto nazionale lordo:
(1)
YN = C
+ G + I + X – M + RNE
dove YN è il prodotto
nazionale lordo, RNE
è il saldo dei redditi esteri netti, C
sono i consumi, G la spesa pubblica, I la spesa per investimenti,
X il totale delle esportazioni e M il totale delle importazioni.
Non
tutte queste definizioni sono ovvie: ricordiamo perciò
che i consumi differiscono dagli investimenti
in quanto i primi rappresentano l'uso di beni e
servizi che ne implica il possesso o la distruzione
(materiale o figurata), come nel caso dell'acquisto di una
casa o di cibo, mentre i secondi costituiscono un'attività
finanziaria volta alla creazione di nuove risorse al
fine di ottenere un maggior profitto futuro, come
nel caso di un imprenditore che acquisti macchinari
e capannoni o di un comune cittadino che contragga un
mutuo per un acquisto immobiliare in vista di un
profitto; diversamente dal risparmio, che consiste
in un semplice accantonamento di una quota del reddito
presente in vista di una spesa futura, l'investimento
comporta sempre un elemento di rischio.
Infine,
il PNL differisce dal PIL (Prodotto Interno Lordo) perché
a questo si aggiungono i redditi esteri netti,
cioè il
reddito percepito da soggetti residenti nel Paese per
investimenti all’estero, da cui va sottratto il
reddito percepito nel Paese da soggetti non residenti.
Definiamo ora il saldo
delle partite correnti (=
le transazioni che un Paese effettua per la vendita e per l’acquisto di beni e servizi) CA come
la differenza fra export ed import sommata
al saldo dei redditi esteri:
(2)
CA = X – M +
RNE
E il risparmio
nazionale lordo SN
come
il prodotto nazionale lordo meno i consumi e la spesa
pubblica:
(3) SN = YN – C – G
Sostituendo queste
definizioni nell'equazione (1) otteniamo: YN -
C
- G - I = CA
e poiché YN -
C
- G= SN,
si ha che:
(4) CA = SN
– I
L’equazione
(4)
dimostra che il saldo delle partite
correnti è uguale alla differenza fra risparmio nazionale e investimenti:
se i risparmi di un Paese eccedono gli investimenti, la differenza sarà
prestata all’estero, in caso contrario il Paese avrà bisogno di indebitarsi con
l’estero.
Aggiungendo e sottraendo
(il che non causa alcuno scompenso, per un ben noto principio matematico) l’ammontare del gettito fiscale T
nell’equazione (3) otteniamo:
(5) SN = YN – T – C + T –
G = SP + SG
dove SP
è il risparmio privato (YN – T – C,
cioè prodotto
nazionale lordo meno tasse e consumi) e SG
è il
risparmio pubblico (T –
G,
cioè tasse meno spesa pubblica).
Sostituendo la (5)
nella (4) otteniamo:
CA =
SP + SG
– I
e
poi:
CA - SG
=
SP – I
Ora
definiamo come F il
termine negativo - SG
,
che è il deficit pubblico
(l'inverso del risparmio pubblico).
Di
qui l'equazione definitiva:
(6)
I – SN
+ F + CA = O
L’equazione (6) esprime i tre saldi
settoriali come deficit (eccessi di spesa sui ricavi):
- I – SN è il deficit del settore privato,
- F è il deficit del settore pubblico,
- CA è il deficit del settore estero.
Si nota chiaramente che i tre settori non possono essere
contemporaneamente in deficit: se un settore è in deficit un altro deve essere in surplus.
Vale la pena
sottolineare che la relazione (6) espone un mero fatto contabile che deve
sempre essere verificato a posteriori, e pertanto non implica alcuna
particolare spiegazione causale dei fenomeni alla base. E’ puramente descrittiva.
L’analisi dei saldi settoriali illustra un principio
su cui lo stesso Keynes insisteva
costantemente: ogni spesa di qualcuno è
il reddito di qualcun altro.
In particolare,
i soldi spesi dallo Stato si rivolgono
direttamente o indirettamente (ad es. tramite gli stipendi dei dipendenti
pubblici) all’acquisto di beni e servizi prodotti dal settore privato, diventando
così reddito privato, con effetti
indotti moltiplicativi. Un surplus
privato invece deriva dal fatto che lo stimolo pubblico si è tradotto in
redditi dei privati, i quali sono così in grado di accumulare risparmi, con cui
rifinanziare ad esempio il settore pubblico (ad esempio tramite acquisto di
titoli del debito pubblico).
Quello che per lo Stato è un debito, visto dal lato del settore privato, è un credito, è ricchezza, è una delle possibili forme di accumulazione del
risparmio. Si noti ancora che CA <
O implica che l’import del paese superi il suo export
(il Paese è in deficit con l’estero e si
sta indebitando con esso), o in altre parole che il resto del mondo stia
esportando in quel Paese (è in surplus,
cioè in credito con esso).
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