CHE
COSA SUCCEDE SE L'ITALIA RIMANE NELL'EURO
Crescita del PIL:
Sarà negativa. L’avanzo primario previsto
per il 2014 è dato dal precedente governo in aumento al 3.7%. In queste
condizioni, e con la bilancia commerciale a deficit o al più in pareggio, non
si potrà uscire dalla recessione. Le stime dell’ultimo DEF parlano di un -1.3%.
L’FMI rilancia a -1.5%. Sono certamente ottimisti rispetto alla realtà.
Il grafico rappresenta
la serie del Pil italiano pro capite in termini reali, ai prezzi del 2005, dal
1980 al 2017, riportata nell'ultima edizione del World Economic Outlook.
(Fonte: Elaborazione Goofynomics[1]
su dati World Economic Outlook).
Spesa pubblica:
Aderendo al Fiscal Compact, al Two
Pack e al MES, siamo in una pessima situazione. Non ci sarà concesso di sforare
il limite di indebitamento del 3%, pena la non uscita dalla procedura di
infrazione per deficit, il che di fatto blocca completamente la nostra politica
fiscale. Inoltre, l’aderenza coatta al pareggio di bilancio, ora in
costituzione, ci impedisce qualunque spesa pubblica non preceduta da ulteriore
tassazione.
Occupazione/disoccupazione/rassegnati:
Tagliando la spesa pubblica, non vi
sarà alcun modo di rilanciare l’occupazione. I dati sono allarmanti. La
disoccupazione giovanile è data in aumento oltre il 38%. Secondo le ultime
previsioni OCSE, per il 2014 è previsto un aumento del tasso di disoccupazione
fino all’11.8%; e una variazone del -0.4% del tasso di occupati.
Equità sociale:
In diminuzione. Come si nota dalla
disamina del grafico sottostante che riporta l’andamento dell’indice GINI[2]
nell’eurozona (si ricorda che è compreso tra 0 e 1, dove 0 è la massima equità
e 1 è la massima iniquità), in tutti gli Stati europei il trend è variegato. In
Italia si regista un miglioramento negli anni precedenti al crack Lehman, per
poi tornare a peggiorare notevolmente. Significativo anche il notevole e COSTANTE trend di peggioramento della
virtuosa Germania, effetto delle politiche di precarizzazione del loro mercato
di lavoro e di dumping sociale, colmate con le riforme Hartz[3].
Impatti su Welfare, Istruzione,
Sanità:
Tagliando la
spesa pubblica, queste son le prime voci che verranno a cadere. La sanità
rischia seriamente di essere privatizzata, come dichiarò Monti. L’istruzione
sta calando qualitativamente da anni. In quanto al welfare, l’INPS, dopo la nefasta fusione e
acquisizione dei debiti di INPDAP,
non sarà più in grado di elargire pensioni entro il 2015[4].
Bilancia commerciale:
L’export è in peggioramento, di pari
passo con il peggioramento del nostro cambio reale e quindi della nostra
competitività. Tuttavia, a causa del crollo delle importazioni, dovuto al
collasso della domanda interna, e dell’incremento atteso della domanda esterna
dei Paesi extra-UE, le istituzioni europee prevedono un assottigliamento del
deficit di partite correnti, con una sostanziale tensione verso il pareggio.
Debito pubblico:
Le ultime previsioni governative,
datate 10 aprile 2013, prevedono un rialzo del livello del debito
pubblico nel 2013, che si attesterebbe sul 130.4% del PIL, mentre forniscono un
dato del 129% del PIL per il 2014, contro la precedente stima del 123.1%. Del
resto, gli esempi di Portogallo, Irlanda e Spagna parlano chiaro: sono proprio
le politiche di austerità che hanno fatto impazzire il rapporto debito/pil nel
giro di pochi anni: creano il problema anziché risolverlo.
Inflazione:
A causa degli aumenti nel prezzo del
petrolio e degli incrementi della tassazione, l’indice dei prezzi al consumo è
aumentato nel corso del 2012, ma per la fine del 2013 si prevede un calo del
tasso d’inflazione fino al 1.5%. Molto
dipenderà dalle scelte del governo Letta su IVA e accise.
Debito privato:
Peggiorerà in funzione della
necessità di sopperire a diminuzioni del risparmio privato, causate da prelievi
fiscali crescenti e dismissioni di beni pubblici, così come dall’aumento della
disoccupazione.
Dipendenza dai “mercati”:
Sarà elevatissima: l’Italia, non riuscendo più a trovare i fondi per i salvataggi bancari,
sperimenterebbe un’esplosione dello spread nel momento in cui le banche italiane
dovessero vendere i titoli pluriennali in loro possesso, specie allo scadere
dei prestiti LTRO. Ricordiamo che non esiste più alcun vincolo di portafoglio
per le banche italiane.
Emigrazione:
In rapido aumento verso il centro
dell’eurozona. Secondo l’Anagrafe della popolazione Italiana
Residente all'Estero (Aire)[5],
l’emigrazione nel 2012 ha registrato un’aumento del 30% rispetto all’anno
precedente, e il trend è peggiorativo. Manco a dirlo, la Germania è la prima meta di destinazione (10.520 italiani l'hanno
scelta), seguita da Svizzera (8906), Gran Bretagna (7520), Francia (7024),
Argentina (6404), USA (5210), Brasile (4506), Spagna (3748), Belgio (2317) e
Australia (1683)[6].
Attività
aziendale:
Le chiusure
aziendali sono destinate ad aumentare, e con esse disoccupazione e disagio
sociale. Le tecniche di salvataggio dal lato
dell’offerta (ovvero depressione del costo del lavoro e aumento della
“produttività”) non avranno alcun effetto in presenza di una gravissima crisi di domanda aggregata.
Al momento, i dati relativi ad aprile sul Purchasing Managers Index (PMI), che determina l’effettiva attività aziendale, sono in leggero
rialzo a 45.5[7].
Ma siamo ben lontani dal limite di 50 che separa contrazione da espansione.
Politiche di basso impatto
ambientale:
Non saranno
praticabili
o quasi. Al di là dei tagli alla spesa pubblica, che comporteranno un blocco
degli incentivi statali, si tenderanno a preferire soluzioni tecniche economiche
ma inquinanti. E la logica del profitto applicata all’ambiente non può che
portare a scelte politiche miopi e dannose, come quelle di appaltare la
costruzione e l’uso di inceneritori.
Rapporti con l’estero:
In rapido peggioramento. In tutta
Europa si sta assistendo ad un ritorno in auge delle estreme destre
nazionaliste, come Alba Dorata in
Grecia e UKIP in Gran Bretagna. Le
politiche di slealtà tedesca e centroeuropee stanno esacerbando l’odio, e i
maltrattamenti subiti da paesi come Cipro e Grecia nel totale silenzio dei
media non passeranno senza lasciar ferite. Lo
stesso presidente della BCE Mario Draghi
riconosce che la disoccupazione crescente porterà con ogni probabilità
disordini e sangue.
Democrazia:
Lo vediamo con i nostri occhi.
Qualunque governo non si conformi ai diktat della Troika (Grecia, Spagna,
Italia) viene rimosso e sostituito da un goveno compiacente all’eurosistema.
Anche le recenti elezioni italiane, in nome dello stesso principio, hanno avuto
un esito del tutto sovvertito. Se poi
dovessimo chiedere "aiuto" al MES[8],
ogni nostro residuo di libertà economica e fiscale verrebbe eliminato. Saremmo
commissariati di fatto. Secondo commentatori illustri, come il professor Alain Parguez, l’eurosistema sarebbe di
fatto un progetto totalitario sin dalla nascita, e le conclusioni raggiunte lo
confermano.[9]
[5] http://www.emigrati.it/index.asp
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