Molto
interessanti poi
le considerazioni
di Sabbadini a proposito
del nome
di Giuseppe di Arimatea:,
che egli considera
nient'altro che
un soprannome onorifico
per identificare
il fratello maggiore
di Gesù,
Giacomo: "Arimatea,
che talvolta si
è voluto
collegare con il
villaggio di Arimeh
nella pianura di
Gennesaret, in realtà
era un appellativo
descrittivo come
tanti altri nel
Nuovo Testamento.
Indicava un rango
particolarmente
alto. [...] Giuseppe
non era il suo vero
nome di battesimo
e "di Arimatea"
era un termine descrittivo,
che deriva da una
combinazione di
elementi ebraici
e greci. In questo
caso l'ebraico "ram"
o "rama"
(altezza, cima)
e il greco "theo"
(di Dio), che insieme
significano qualcosa
come "Altezza
divina". Giuseppe
invece era il nome
del padre di Gesù
ed era il titolo
patriarcale che
spettava in ordine
di successione a
colui che veniva
subito dopo l'erede
(Gesù) della
stirpe regale di
Davide. Se Gesù
doveva essere considerato
il "Davide",
il maggiore dei
sui fratelli, Giacomo,
era il "Giuseppe"
designato per il
momento a succedergli.
In altri termini,
se Gesù era
il Re-Dio (la Divina
Maestà, il
Messia), allora
Giacomo era
il principe ereditario
(l'Altezza Divina,
il Giuseppe Rama-Theo).
La crocifissione
avvenne dunque nel
giardino cimiteriale
del fratello di
Gesù."
Interessantissima,
a mio parere, la proposta
interpretativa che
identifica "Arimatea"
con "Rama-Theo":
ed è appena
il caso di far notare
la sorprendente
coincidenza tra
il nome di Giuseppe
e quello che una
parte della tradizione
attribuisce al terzo
figlio di
Gesù e a
Maria Maddalena,
nato in Francia:
Giuseppe Rama-Theo,
appunto (si veda
questo
albero genealigico).
Impossibile
seguire le tracce
di Gesù,
se veramente scampò
alla crocifissione;
una diffusa tradizione
lo vuole in Kashmir,
dove si sarebbe
recato proprio con
il fratello gemello
Tommaso; diverse
fonti legate all'ambito
dei Rosacroce
(cfr. questo
sito) lo
vedono impegnato
(per quanto ci consta
senza la minima pezza
d'appoggio) nella
predicazione in
Galazia verso il
44 d.C., oppure lo
vogliono emigrato
in Francia con Maria
Maddalena, secondo
la ben nota tesi
legata al "mito"
di Rennes-le-Château
ed esposta nel saggio
Il Santo Graal
di Baigent,
Leigh e Lincoln
(1982). Per una
serie di ipotesi
sulla possibile
sorte di Gesù è
utile il contributo
leggibile
qui.
Per
quanto riguarda
San Giacomo,
il vero erede
e continuatore della
missione di Gesù
stando al Vangelo
di Tommaso, sulla
sua identità
storica le fonti
antiche sembrano
essere stranamente
confuse. Oggi,
nonostante le notevoli
incertezze, gli
studiosi della Bibbia
sono pressoché
concordi nel distinguere
un apostolo Giacomo
detto "Maggiore",
figlio
di Zebedeo e uno degli originari dodici
apostoli (vedi Atti 12,
1-2),
mandato a
morte verso
il 44 d.C.
dal re Erode Agrippa,
da un altro Giacomo detto
"Minore"
o "il Giusto".
|
San
Giacomo "Minore"
(icona russa del
XIX sec.)
|
A
quest'ultimo si riferisce Luca al versetto 17 dello
stesso capitolo, dove si registra che Pietro ha inviato la notizia della sua scarcerazione a qualcuno di nome Giacomo
in una data successiva
alla morte di Giacomo
"Maggiore". Anche se ben
sette persone diverse con lo stesso nome sono state
identificate nel Nuovo Testamento, il
candidato più
probabile per quest'ultimo
personaggio resta Giacomo "fratello di Gesù" (cfr.
Galati
1:19).
La
questione dei "fratelli"
e delle "sorelle"
di Gesù è
stata lungamente
dibattuta ed è
stata risolta diversamente
dalla Chiesa
protestante, da
quella ortodossa
e da quella cattolica,
le quali interpretano
il greco
ἀδελφός
rispettivamente
come "fratello",
"fratellastro"
e "cugino".
La questione è
tutt'altro che irrilevante,
come vedremo.
Premesso
che in greco ἀδελφός
significa inequivocabilmente
"fratello",
è quasi impossibile
aderire alla tesi
protestante che
vuole questi personaggi
come fratelli carnali
di Gesù.
Vediamo perché.
Conosciamo
i nomi dei
"fratelli di
Gesù":
Giacomo, Giuseppe
(detto anche Joses),
Giuda e Simone;
essi sono chiaramente
qualificati come
tali da Marco
6,3-4 e Matteo
13,55-56, che presentano
in questo caso un
testo pressoché
identico: "Non
è costui
il falegname, il
figlio di Maria,
il fratello di Giacomo,
di Ioses, di Giuda
e di Simone? E le
sue sorelle non
stanno qui da noi?".
Ora,
il problema nasce
dal fatto che questo
Giacomo, detto "Minore"
per distinguerlo
da Giacomo "Maggiore"
figlio di Zebedeo,
risulta essere figlio
non già di
Giuseppe "il
falegname",
ma di un uomo di
nome Alfeo:
cfr. Matteo 10:3:
"Filippo e
Bartolomeo, Tommaso
e Matteo il pubblicano,
Giacomo di Alfeo
e Taddeo",
Marco 3:18: "Andrea,
Filippo, Bartolomeo,
Matteo, Tommaso,
Giacomo di Alfeo,
Taddeo, Simone il
Cananèo",
Luca 6:15: "Matteo,
Tommaso, Giacomo
d'Alfeo, Simone
soprannominato Zelota",
Atti 1:13: "Entrati
in città
salirono al piano
superiore dove abitavano.
C'erano Pietro e
Giovanni, Giacomo
e Andrea, Filippo
e Tommaso, Bartolomeo
e Matteo, Giacomo
di Alfeo e Simone
lo Zelòta
e Giuda di Giacomo".
I
fratelli di Gesù
salgono addirittura
a cinque se
si aggiunge Levi/Matteo,
anch'egli indicato
come "figlio
di Alfeo":
"Nel passare, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: -
Seguimi -" (Marco 2,14).
Il vero nome dell’apostolo Tommaso ci viene rivelato proprio
nel Vangelo
apocrifo che porta il suo nome; egli infatti esordisce così: “Queste sono le parole che Gesù il Vivente ha detto e Didimo Giuda
Tommaso ha trascritto." E' dunque Giuda il nome vero dell’apostolo conosciuto come Tommaso:
Giuda Tommaso Didimo,
ovvero
Giuda "fratello
gemello" di
Gesù.
Non
solo: in Marco e
Matteo Giacomo
e Giuseppe-Joses,
precedentemente
qualificati come
"fratelli di
Gesù", vengono
distinti dagli altri
due e considerati figli
di una non meglio
precisata Maria
che sta ai piedi
della croce con
Maria Maddalena,
Salome (?) e la
moglie di Zebedeo,
mentre la figura
di Maria madre
di Gesù non
viene mai espressamente
citata; ella infatti
compare solo in
Giovanni (19:25): "Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella (o
cognata?) di sua madre Maria di Clèofa e Maria di Màgdala".
Ecco invece ciò
che troviamo in Marco
(15:40):
"C'erano
anche alcune donne, che stavano ad osservare da lontano, tra le quali
Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Joses, e Salome";
e in Matteo
(27:55-56):
"C'erano
anche là molte donne che stavano a osservare da lontano; esse avevano
seguito Gesù dalla Galilea per servirlo. Tra costoro Maria
di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli
di Zebedèo."
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