POUSSIN: LES BERGERS D'ARCADIE, 1639-40

 

 

7. LA TESI ALCHEMICA

 

Delusi dall'ipotesi graaliana, che si è rivelata in troppi punti insoddisfacente o inverosimile, ripieghiamo sulla tesi alchemica, nella speranza che risulti più convincente.

Come sappiamo, Franco Baldini è persuaso che il primo dipinto di Poussin, come pure quello del Guercino, si riferisca ad un brano di Erodoto che allude al ritrovamento della tomba di Oreste a Tegea in Arcadia; tale brano, ed a maggior ragione il dipinto, sarebbero da intendere in senso allegorico ed alluderebbero alla prima fase alchemica della Grande Opera, conosciuta come Nigredo.

Proseguendo per questa strada, Baldini osserva che, se Poussin ritorna su un tema già trattato dieci anni prima, evidentemente ha qualcosa da aggiungere al discorso. A suo parere il pittore "corregge il tiro", dopo avere scoperto che la tradizione cui si riferiva non era nata in Arcadia, bensì nell'antico Egitto.

Ancora una volta egli fa riferimento ad un brano tratto dalle Storie di Erodoto (II 170 -171); conosciamo già la seconda parte del brano, quella che racconta l'arrivo delle Danaidi nel Peloponneso, l'introduzione del culto della dea-madre in Grecia da parte loro ed il successivo rifiuto di tale culto da parte dei Dori, che costrinse gli adepti a rifugiarsi proprio in Arcadia, l'unica regione che diede loro ricetto e che fece propri i misteri di questa religione matriarcale. Abbiamo già detto anche che secondo autorevoli studiosi del mito, fra cui Robert Graves, la storia delle Danaidi alluderebbe all'arrivo in Grecia di genti provenienti dalla Palestina, per cui non manca chi ritiene che Danao figlio di Belo adombri in realtà la tribù di Beniamino, convertita al culto di Baal e profuga da Israele.

Ora però c'interessa soprattutto la prima parte del brano di Erodoto:

 

 

Ritratto di Erodoto

 

Εἰσὶ δὲ καὶ αἱ ταφαὶ τοῦ οὐκ ὅσιον ποιεῦμαι ἐπὶ τοιούτῳ πρήγματι ἐξαγορεύειν τοὔνομα ἐν Σάϊ, ἐν τῷ ἱρῷ τῆς Ἀθηναίης ὄπισθε τοῦ νηοῦ, παντὸς τοῦ τῆς Ἀθηναίης ἐχόμεναι τοίχου. Καὶ ἐν τῷ τεμένεϊ ὀβελοὶ ἑστᾶσι μεγάλοι λίθινοι, λίμνη τέ ἐστι ἐχομένη λιθίνῃ κρηπῖδι κεκοσμημένη [καὶ] ἐργασμένῃ εὖ κύκλῳ καὶ μέγαθος, ὡς ἐμοὶ ἐδόκεε, ὅση περ ἐν Δήλῳ τροχοειδὴς καλεομένη. Ἐν δὲ τῇ λίμνῃ ταύτῃ τὰ δείκηλα τῶν παθέων Αὐτοῦ νυκτὸς ποιεῦσι, τὰ καλέουσι μυστήρια Αἰγύπτιοι. Περὶ μέν νυν τούτων εἰδότι μοι ἐπὶ πλέον ὡς ἕκαστα αὐτῶν ἔχει, εὔστομα κείσθω. Καὶ τῆς Δήμητρος τελετῆς πέρι, τὴν οἱ Ἕλληνες Θεσμοφόρια καλέουσι, καὶ ταύτης μοι πέρι εὔστομα κείσθω, πλὴν ὅσον αὐτῆς ὁσίη ἐστὶ λέγειν· αἱ Δαναοῦ θυγατέρες ἦσαν αἱ τὴν τελετὴν ταύτην ἐξ Αἰγύπτου ἐξαγαγοῦσαι καὶ διδάξασαι τὰς Πελασγιώτιδας γυναῖκας· μετὰ δὲ ἐξαναστάσης πάσης Πελοποννήσου ὑπὸ Δωριέων ἐξαπώλετο τελετή, οἱ δὲ ὑπολειφθέντες Πελοποννησίων καὶ οὐκ ἐξαναστάντες Ἀρκάδες διέσῳζον αὐτὴν μοῦνοι.

 

Anche la tomba di colui che non considero pio nominare in tale circostanza si trova a Sais, nel santuario di Atena, alle spalle del tempio, contiguo a tutta la parete del tempio di Atena. E nel recinto sacro ci sono grandi obelischi di pietra, e vicino c'è un lago ornato da un margine di pietra ben costruito di forma circolare, e per dimensioni, a quanto mi parve, grande quanto il lago chiamato Trocoide a Delo. Su questo lago celebrano di notte le rappresentazioni della passione di lui, che gli Egiziani chiamano Misteri. Ma intorno ad essi, pur conoscendo io con più esattezza come ciascun rito si svolge, conserverò un religioso silenzio. Ed anche riguardo all'iniziazione ai misteri di Demetra, che i Greci chiamano Tesmoforie, anche riguardo a questo ch'io mantenga il silenzio, tranne per quanto di essa è lecito dire. Le figlie di Danao furono quelle che portarono questa cerimonia sacra dall'Egitto e la insegnarono alle donne pelasgiche; più tardi poi, essendo stata tutta la popolazione del Peloponneso scacciata dai Dori, il rito andò perduto, e solo quelli dei Peloponnesiaci che rimasero superstiti e che non si trasferirono, gli Arcadi, lo conservarono.

 

C'è dunque un capitolo preliminare alla tradizione arcadica, e questo capitolo, a detta di Erodoto, è egizio. Questo sembrerebbe contraddire l'ipotesi di coloro che vedono nella Palestina il punto di partenza (o forse di smistamento?) di questi misteri.

All'epoca di Poussin, afferma Baldini, "il sincretismo alessandrino viene pienamente ripreso e - se possibile - ulteriormente sviluppato: Oreste che muore per il morso di un serpente è Dioniso sbranato dai Titani ed è Osiride ucciso da Seth. Nel secolo seguente - come abbiamo detto, secolo massonico - tutti questi diversi eroi e dei lasceranno il posto ad Hiram [il leggendario architetto capo della costruzione del Tempio di Re Salomone, N.d.R.] il cui nome, curiosamente, in ebraico ha lo stesso significato che quello di Oreste in greco: "colui che risiede in alto"."