C.
CHI
LO
USA
IN
SEGUITO?
Prescindendo
dalla
(dubbia)
ricostruzione
filologica
di
Francesco
Della
Corte,
che
attribuisce,
come
abbiamo
visto,
la
paternità
del
motto
ad
Ausonio
retrodatandola
al
IV
secolo
d.C.,
la
prima
apparizione
certa
del
motto
è
quella
che
vediamo
nel
misterioso
dipinto
oggi
attribuito
al
Guercino
(1618
circa),
al
quale
abbiamo
dedicato
un
intero capitolo:
Successivamente
il
motto
fu
ripreso
nei
due
dipinti
di
Poussin
già
citati,
intitolati
entrambi
Les
bergers
d'Arcadie
-
Et
in
Arcadia
Ego,
dipinti
rispettivamente
nel
1629-30
e
nel
1639-40:
anche
a
questi
due
misteriosi
dipinti
abbiamo
dedicato
un
approfondimento,
osservando
come
il
primo
chiami
in
causa
sostanzialmente
due
filoni
interpretativi,
laddove il
secondo
suscita
un
vero
e
proprio
ginepraio
di
ipotesi
contrastanti
in
cui
è
difficile
muoversi
senza
incorrere
in
grossolani
travisamenti.
Del
secondo
quadro
esistono
due
versioni,
una
più
grande
che possiamo
ammirare
al
Louvre,
ed
un'altra
più
piccola
che
si
trova
nella
galleria
privata
del
Duca
di
Devonshire;
inoltre
esso
è
anche
riprodotto
in
un
bassorilievo
di
Paul
Lemoyne
che
adorna
il
sepolcro
di
Poussin,
eretto
in
suo
onore
dal
Visconte
di
Chateaubriand
nella
chiesa
di
San
Lorenzo
in
Lucina
di
Roma.
Nei
secoli
successivi
ritroviamo
l'enigmatico
motto,
leggermente
modificato,
nel
poemetto
Les
Jardins
del
Delille
("Et
moi
aussi
je
fus
pasteur
dans
l'Arcadie");
diversi
letterati
tedeschi,
poi,
se
ne
appropriarono,
sia
introducendolo
nei
loro
componimenti,
sia
usandolo
come
epigrafe
delle
loro
opere:
fra
questi
Wieland,
Weisse,
Herder,
Schiller,
Merkel,
Goethe
e
Hoffmann
(per
una
carrellata
completa
si
veda
Büchmann,
Geflügelte Worte,
1907,
pag.
444).
In
particolare
Schiller
iniziò
la
sua
Rassegnazione
con
i
versi
"Auch ich war in Arkadien geboren"
("Anch'io
sono
nato
in
Arcadia");
quanto
a
Goethe, pose il motto "Auch ich in
Arkadien", esatta traduzione tedesca di Et in Arcadia ego, sul
frontespizio del suo famoso saggio Viaggio in Italia. Dalla traduzione
goethiana appare chiaro che egli aderiva alla corrente di pensiero di Félibien, che ritiene che et si
riferisca ad ego (noi siamo di parere contrario).
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