IL MOTTO "ET IN ARCADIA EGO"

 

 

B. DOVE SI TROVA PER LA PRIMA VOLTA?

Come abbiamo accennato in precedenza, il motto sarebbe comparso per la prima volta in un carme di Ausonio (IV sec. d.C.). L'ipotesi risale al già citato saggio di Francesco Della Corte "Et in Arcadia Ego" pubblicato su Maia: Rivista di letterature classiche, fasc. IV, anno XVI (1964), pagg. 350-53. Abbiamo visto che, a detta dello studioso, il motto sarebbe un'allusione a Terenzio, sepolto a Stinfalo in Arcadia (cfr. Svetonio, De poetis, Vita di Terenzio: "Ceteri mortuum esse in Arcadia Stymphali sive Leucadiae tradunt" e, soprattutto, Ausonio, Ad Ursulum grammaticum Treverorum: "protulit in scaenam quot dramata fabellarum / Arcadiae medio qui iacet in gremio").

Il volume 6 della Storia dell'arte italiana pubblicata da Einaudi dedica un lungo capitolo finale alla fortuna del tema dell'Arcadia. Vi si legge questa notizia, che chiarisce meglio il legame ipotizzato da Della Corte fra Ausonio, Terenzio e il motto degli Arcadi:

"Sollecitato da un committente erudito (per Panofsky forse il Rospigliosi, per Mahon il giro di Padre Mirandola), Guercino si intrattiene con i pastori d'Arcadia. Il titolo del suo dipinto giovanile alla Galleria d'arte Antica a Roma, ricordato nel 1644 nell'Inventario del cardinale Antonio Barberini, è ormai famoso: Et In Arcadia Ego. L'analisi di Panofsky è tuttora valida anche dopo il ritrovamento, da parte di F. Della Corte, dei versi di Ausonio che si riferivano alla tomba di Terenzio, uno dei resti più famosi in Arcadia, e doveva essere ben noto al circolo erudito in cui si muoveva Guercino amico di latinisti fra Venezia e Roma. Era evidente che poteva offrire una circolarità di passaggi, dentro il tema ampio della morte: la tomba poteva avere, secondo Della Corte, l'iscrizione mutila: (proferunt in scaenam meae fabulae) et in Arcadia ego (iaceo)".

Il saggio di E. Panofsky al quale si fa riferimento è "Et in Arcadia ego": Poussin e la tradizione elegiaca, in Il significato delle arti visive, Einaudi, Torino, 1962, pp. 223-254.

 

 

Benedetto Castiglione detto Grechetto (1609-1664), Pastori in Arcadia (?).

L'opera potrebbe essere stata composta sotto l'influsso del tema Et in Arcadia Ego già proposto

da Guercino e Poussin: anche in questo dipinto due personaggi muniti di bastone (pastori?)

puntano con il dito su alcune parole scolpite in un antico monumento in rovina.

Le parole in questo caso sono Temporalis Aeternitas.

 

Dunque, stando a questa ipotesi di Della Corte, "Et in Arcadia Ego" non sarebbe che una parte di un testo più lungo, di senso perfettamente compiuto, ed il motto sul cui significato tanto ci si è arrovellati riceverebbe senso dal verbo iaceo: "Le mie commedie si affermano (vivono) [lett.: avanzano] (?) sulla scena ed io giaccio in Arcadia"; insomma, un'orgogliosa rivendicazione d'artista: "io, l'artista, perisco, ma le mie opere vivono in eterno".

Nella pagina successiva del capitolo del volume 6 della Storia dell'arte italiana Einaudi si passa ad analizzare la seconda versione del dipinto di Poussin, ancor più misteriosa della prima, legata, come vedremo, al mistero di Rennes Le Château. L'autore del saggio commenta così il soggetto: "Alla base era, per Poussin, la lettura indagata, iconica, di Sannazzaro, nel passo che descrive la tomba di Fillide".

Si tratta del seguente brano dell'Arcadia:

...Farò fra questi rustici
la sepoltura tua famosa e celebre.
Et da' monti Thoscani et da' Ligustici
verran pastori ad venerar questo angulo
...Et leggeran nel bel sasso quadrangulo
il titol che ad tutt'hora il cor m'infrigida

per cui tanto dolor nel petto strangulo:
"Quella che a Meliseo sì altera e rigida
si mostrò sempre, or mansueta et umile
si sta sepolta in questa pietra frigida".

 

L'ipotesi suggerita è che dunque Poussin (probabilmente su indicazione del suo committente) abbia associato il brano del Sannazzaro che descrive la tomba di Fillide, visitata dai pastori d'Arcadia, ai versi di Ausonio che parlano della tomba di Terenzio, ritraendo la prima e riportando su di essa l'iscrizione della seconda.

Nessuno scenario esoterico, dunque: semplicemente una doppia citazione erudita, che contamina Fillide-Sannazaro con Terenzio-Ausonio.

Sarà veramente così?

In attesa di rispondere a questa domanda, continuiamo la nostra carrellata sugli autori che hanno usato il motto "Et in Arcadia Ego". Ve ne sono in realtà molti, ma alcuni costituiscono delle vere e proprie pietre miliari di questa ricerca.