1.
IL
MOTTO
"ET
IN
ARCADIA
EGO"
A.
CHE
COSA
SIGNIFICA?
Il significato del motto, oltremodo
controverso, ha messo in campo, oltre alla normale interpretazione
filologica, anche una pista ermetico-alchemica ed una terza, più
spericolata tendenza ermeneutica, parallela alla prima e non necessariamente
alternativa ad essa, che chiama in causa la figura di Gesù Cristo e la
sua presunta discendenza, secondo una linea di pensiero
riconducibile
all'eresia
gnostica
ed
alle
sue filiazioni,
dai
càtari
ai
Templari
via
via
fino
ai
Rosacroce
ed
ad
alcune
sette
massoniche.
Pieter Mulier il Giovane, detto Il Cavalier Tempesta
(1637 -1701),
Paesaggio bucolico
Nel
1964
Francesco
Della
Corte
ha
rivoluzionato
la
tradizionale
interpretazione
ermetica
del
motto
in
un
suo
contributo
dal
titolo "Et in Arcadia Ego" pubblicato
su
Maia: Rivista di letterature
classiche, fasc. IV, anno XVI, pagg. 350-53. Dopo
il
ritrovamento,
da
parte
dello
stesso
Della
Corte,
dei
versi
di
Ausonio
che
si
riferivano
alla
tomba
di
Terenzio,
lo
studioso afferma
che
il
motto
non
sarebbe
altro
che un'allusione al
sepolcro
di
Terenzio a Stinfalo in Arcadia,
il quale poteva avere, molto
semplicemente, l'iscrizione mutila: (proferunt in scaenam meae fabulae) et in Arcadia ego (iaceo)".
Nessun
mistero,
dunque,
e
nessun
significato
esoterico,
ma
soltanto
un
verbo
mancante.
Tuttavia
non
sembra
che
il
mondo
dei
critici
abbia
recepito
questa
novità,
se
è
vero,
come
è
vero,
che
è
difficilissimo
trovarne
traccia
nei
vari
siti
e
libri
che
si
occupano
dell'argomento,
e
che
le
interpretazioni
correnti
del
motto
"Et
in Arcadia ego"
a
tutt'oggi
prescindono
completamente
dalla
tesi di
Della
Corte.
Esse
sono
in
sostanza
due,
alle quali di
recente se n'è
aggiunta una
terza: -
"Anch'io
(=
io
che
sono
qui
sepolto)
(ero)
in
Arcadia",
che
è
l'interpretazione
proposta
dal
Félibien,
biografo
di
Poussin; - "Io
(=
la
Morte)
(sono)
anche
in
Arcadia",
che
è
l'interpretazione
controproposta
dal
Panofsky.
Reinhard
Brandt
tuttavia,
nel
suo
Filosofia
nella
pittura
-
Da
Giorgione
a
Magritte
(Bruno
Mondadori
2003),
fa
notare
che
si
potrebbe
pensare
anche
ad
un
"In
Arcadia
(ci
sono)
anch'io
(=
la
Morte)",
con
allusione
al
fatto
che
anche
in
Arcadia,
terra
di
amori
e
di
canto pastorale,
non
tutto
è
idillio. Delle
tre,
latinamente
parlando,
la
seconda
è
senz'altro
preferibile:
infatti
la
posizione
di
et
(=
etiam)
è
inequivocabilmente
riferita
a
in
Arcadia,
e
non
a
ego,
pur
volendo
ammettere
la
possibilità
di
un
iperbato. Il
significato
di
base
comunque
non
cambia:
si
tratterebbe
in
ogni
caso
di
un
memento
mori
rivolto
più
all'osservatore
che
ai
pastori
del
dipinto.
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