III.
LA
FINE
DELLA
DINASTIA
Come
accennato
in
precedenza,
i
Merovingi
erano chiamati i "Re incantatori" o "Re
taumaturghi", poiché, come leggiamo ancora nel sito antiqua.altervista.org,
"grazie a qualche proprietà miracolosa del
loro sangue potevano guarire gli infermi mediante l'imposizione delle mani.
Si
diceva anche fossero chiaroveggenti e capaci di comunicare telepaticamente con
gli animali ed il mondo naturale e che portassero una potentissima collana
magica. E tutti avevano una "voglia" caratteristica che li distingueva dagli
altri uomini, li rendeva immediatamente identificabili ed attestava il loro
sangue sacro o semidivino. Questa "voglia", si diceva, che avesse la forma di
una croce rossa, situata sul cuore - una bizzarra anticipazione del blasone dei
cavalieri Templari - o tra le scapole."
I
re
taumaturghi
fra
l'altro è
il
titolo
di
un
celebre
saggio
di Marc
Bloch
pubblicato
nel
1924,
in
cui
lo
studioso
francese
cerca
di
fare
chiarezza
sulla
sconcertante
tradizione medievale
che
attribuiva
ai
re
(e
non
solo
a
quelli
francesi)
poteri
miracolosi.
Medaglia
del
re
Clodoveo
(466-511)
Ma la dinastia ebbe termine nel più traumatico dei modi. Cito ancora
dal sito
sopra indicato: "Il 23 dicembre 679 avvenne il fatto importante di questa narrazione
storica: Dagoberto II fu assassinato nella foresta di Woevres nelle
vicinanze di Stenay, nelle Ardenne, ed il delitto era stato commissionato,
forse, addirittura al suo stesso figlioccio Giovanni, da parte del maestro
di palazzo, Pipino il Grosso. Verso mezzogiorno, sopraffatto
dalla stanchezza, il re, dopo una battuta di caccia, si era addormentato
in riva ad un ruscello sotto un albero e l'assassino, approfittando
del sonno in cui era sprofondato il suo sovrano, gli aveva conficcato
una lancia nell'occhio. Pare che il delitto venne compiuto con la tacita
approvazione della Chiesa cattolica che ritenne di poter sopportare
quest'atto generato dall'interesse politico, pur di sopprimere l'eresia
ariana. Subito dopo, infatti, la Chiesa romana sostenne il diritto
di Pipino di assumere il potere."
Significativo
il
mezzo
di
cui
si
serve
il
sicario
per
uccidere
Dagoberto:
gli
pianta
una
lancia
nel
cranio
(nell'occhio).
Una
sorta
di
macabra
parodia
della
pratica
del
foro
nel
cranio
attraverso
il
quale
sarebbe
avvenuta "la
liberazione
dell'anima"
(in
questo
caso,
ahimé,
in
senso
letterale).
Tuttavia, secondo la tesi diffusa negli ambienti esoterici, "Mérovée
Levi, signore di Mirepoix, su ordine di Bera
II, salvò il figlio di Dagoberto, Sigiberto IV, portandolo a Rennes Le
Château; in seguito egli divenne conte del Razès".
Stando a questa
teoria, quindi,
la dinastia dei
discendenti di Gesù
non era finita,
ma sopravvisse in
gran segreto, tutelata
dal Priorato
di Sion e dai
Templari, istituzioni che
sarebbero
create
appositamente
per
quello
scopo
(la presenza
dei
Templari
alle
Crociate
sarebbe
stata
quindi
un
paravento).
In
seguito
si
sarebbe
verificato
un
drammatico
"divorzio"
tra
il
Priorato
e
i
Templari,
per
cause
che
restano
tutte
da
chiarire.
L'episodio
viene
tradizionalmente
legato
al
leggendario “taglio dell’olmo
di Gisors” avvenuto nel 1188, un fatto storico ma riferito dalle fonti in
modo
oltremodo
confuso
e
contraddittorio,
cui partecipò anche Riccardo Cuor di Leone:
in
quella data,
appunto,
l’Ordine di Sion rinnegò ufficiosamente il figlio Ordine dei
Templari.
Da allora,
si
dice, l’Ordine di Sion divenne “Priorato”,
adottando il sottotitolo di “Ormus”, che significa “olmo” in francese
(il
nome
suona
per
l'esattezza
"orme") e
si dice abbia a che fare con il latino
“ursus” (l'orso, fra l'altro, era il simbolo di Dagoberto); inoltre è
il
nome
con
cui
è
indicato
il
Gran
Maestro
dei
Rosacroce:
questa
setta,
infatti,
sarebbe
esattamente
la
stessa
cosa
del
Priorato
di
Sion.
I
depositari di
questo
delicatissimo
segreto
avrebbero
ben
presto
assunto
la
"maschera"
di
pastori
(pastori
d'Arcadia
ovviamente,
visto
il
legame
della
dinastia
con
questa
regione),
ad
indicare
la
loro
qualifica
di
"custodi"
del
segreto (il
pastore
altro
non
è
che
il
custode
del
gregge),
che
andava
difeso
accanitamente
contro
la
persecuzione
della
Chiesa
cattolica,
complice
del
delitto
dei
Carolingi
e
loro
alleata,
la
quale
fondava
tutta
la
propria
autorità
sul
presupposto
che
Pietro,
e
non
certo
la
Maddalena
e
i
suoi
figli,
fosse
il
vero
erede
di
Cristo.
In
seguito,
secondo molti
studiosi,
essi
si
sarebbero
trasformati
da
custodi-pastori
in
costruttori-muratori,
cioè
in
massoni
(in
francese
maçon
significa
appunto
"muratore").
Di
qui
la
tesi
che
la
Massoneria
sia
l'erede
dell'Arcadia,
come
spiegato
in
un
capitolo
di
questa
ricerca.
Di
qui
anche
l'ormai
celebre
tesi
di
Baigent-Leigh-Lincoln
(Il
Santo
Graal,
1982),
ripresa
da
Dan
Brown
ne
Il
codice
Da
Vinci, secondo
la
quale "Santo
Graal"
non
è che
una
storpiatura
per
"Sang
Real",
"sangue
reale",
con
riferimento
al
fatto
che
il
Priorato
di
Sion
sarebbe
nato
proprio
per
tutelare
gli
ultimi
discendenti
della
stirpe
dei
Merovingi,
sopravvissuta
in
segreto.
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