POUSSIN: LES BERGERS D'ARCADIE, 1639-40

 

 

5. LA TOMBA DI MARIE DE NEGRI D’ABLES

 

La famiglia dei d’Hautpoul-Blanchefort, signori di Rennes Le Château, poteva vantare, tra i suoi antenati, addirittura un membro dell’Ordine dei Templari: infatti, Bertrand Blanchefort fu il sesto Gran Maestro dei Cavalieri Templari. Nel 1781, il curato di Rennes Le Château Antoine Bigou ricevette in confessione, in punto di morte, dalla marchesa Marie d’Hautpoul-Blanchefort, un segreto di famiglia, che, per espressa volontà della marchesa, avrebbe dovuto essere tramandato. La marchesa morì il 17 gennaio 1781 e fu sepolta, stranamente, sotto il campanile della chiesa locale (i nobili del suo rango possedevano tutti una cappella di famiglia).

Si dice che Bigou abbia nascosto i documenti affidatigli dalla marchesa in uno dei pilastri dell’altare della chiesa di Rennes, dove più tardi li avrebbe rinvenuti il curato Bérenger Saunière, abate del borgo di Rennes Le Château dal 1885; secondo alcuni la ricchezza improvvisa e inspiegata di cui egli entrò in possesso sarebbe legata appunto al rinvenimento del "segreto" della marchesa.

Ma, per tornare al curato Bigou, egli nel 1791, dieci anni dopo la morte della marchesa, fece porre sopra la sua tomba una lastra proveniente da un’altra tomba. Questa tomba, secondo alcuni, si trovava ad Arques ed era esattamente quella di Les Pontils, distrutta nel 1988 con futili pretesti.

La lapide preesistente non venne sostituita, ma accostata alla seconda: la prima era posta in verticale, la seconda in orizzontale.

Sulla lastra orizzontale, quella apposta in un secondo tempo, pare che l'abate Bigou abbia fatto incidere, parte in latino e parte in greco, il motto Et in Arcadia ego; diciamo "pare" perché la lastra, come vedremo, venne in seguito levigata per farne sparire ogni scritta; essa comunque, secondo le più attendibili ricostruzioni, si sarebbe presentata così:

 

 

Riproduzione della lastra tombale della marchesa di Hautpoul

 

L’iscrizione centrale, “Reddis Regis Cellis Arcis”, viene tradotta da Jarnac “Nella Rennes del re, nelle cave della fortezza”. “Praecum”, sempre secondo Jarnac, corrisponderebbe ad un abbreviamento del genitivo “Praeconum”, “degli araldi” (da praeco, -onis lat. = araldo), termine con cui venivano spesso designati i Templari nel XIII e XIV secolo, quali araldi della cristianità.

E il motto Et in Arcadia Ego? Il solito memento mori? O qualcosa di più e di ben diverso, considerati anche la provenienza della lastra tombale e i segreti tramandati dalla marchesa?

Saremmo tentati di optare per la prima risposta, se non fosse che la lastra verticale sembra essere stata concepita apposta per far sorgere i più strani dubbi:

 

 

essa infatti contiene puerili errori di grafia (a destra si può leggere la versione "riveduta e corretta"), alcuni dei quali veramente imbarazzanti, come ad esempio "REQUIESCAT IN PACE" scritto "REQUIES CATIN PACE". Ora, considerato che "catin" in francese significa "prostituta", l'errore è da considerare quanto meno sospetto. Inoltre la data della morte è sbagliata (altro errore incomprensibile). Ecco una fotografia della lastra, in cui gli errori sono evidentissimi:

 

 

Tuttavia una pesantissima ipoteca grava sulla questione della tomba della marchesa: infatti solo della lastra verticale esiste una documentazione fotografica; Saunière fece invece sparire ogni traccia della lastra orizzontale, per cui per essa dobbiamo affidarci a ricostruzioni congetturali basate sulla memoria di chi le aveva viste. Un fatto comunque è evidente: se Saunière ha occultato quella lastra è perché la riteneva compromettente.

Che le scritte ci fossero è affermato da due testimoni oculari, Ernest Cros ed Eugene Stublein, ed almeno il primo è da considerare un osservatore attento ed un testimone attendibile e in buona fede, vista l'accesa polemica che innescò con Saunière proprio a questo proposito.

Ernest Cros era un ingegnere ferroviario, conoscente di Saunière ed appassionato d’archeologia. Egli, durante una sua visita a Rennes le Château nell’anno 1908, notò una strana lastra funeraria sulla tomba della marchesa Marie de Negre de Blanchefort. Le iscrizioni inconsuete lo colpirono e gli parvero molto antiche.

Quando Cros, tempo dopo, tornò nel cimitero, la lapide era sparita. Non vedendola più e conoscendo bene l’ignoranza del parroco, Cros lo rimproverò aspramente per non aver avuto cura di un pezzo di tale valore e per aver mancato di rispetto alla sepoltura della nobile. Saunière si difese rispondendo che aveva bisogno di spazio nel cimitero. Si racconta che i due uomini abbiano litigato furiosamente per questo motivo. Ma l’ingegnere non si dette per vinto. L’idea della lapide antica scomparsa continuò ad ossessionarlo per anni, tant'è vero che dodici anni dopo, nel 1920, si decise a disegnare la lastra tentando di ricostruirne l’aspetto grazie alla propria memoria e alle testimonianze dei paesani: sulla sua ricostruzione sono basati i disegni riprodotti sopra.

Purtroppo però l’opera di mistificazione di Pierre Plantard, che cercò di sfruttare il mito del Graal a proprio vantaggio spacciandosi per l'ultimo dei Merovingi e creando - o ri-creando - a tale scopo il "Priorato di Sion", ha portato molta confusione anche su questo indizio. Infatti pare che siano stati proprio lui e de Chérisey, suo complice nella mistificazione, ad aggiungere all’iscrizione originaria disegnata da Cros la scritta “Et in Arcadia Ego”; ma la testimonianza di Cros non conferma la presenza del motto: egli infatti pensava di ricordare semmai in tale posizione la presenza di segni cabalistici, forse templari.

In questa materia siamo destinati a non conoscere mai la verità: infatti tutte le prove materiali che potrebbero confermare o smentire la "tesi graaliana" sono state fatte sparire con motivazioni francamente puerili (la necessità di "fare spazio nel cimitero" nel caso della tomba della marchesa, l'irritazione per i troppi visitatori e l'attenzione dei media nel caso della tomba di Les Pontils).